La Relazione annuale dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) costituisce un importante appuntamento per fotografare la situazione del servizio idrico integrato del nostro Paese, sulla base di rilevazioni oggettive. Ciò che emerge dalla Relazione del 2021, presentata in Parlamento lo scorso venerdì, è ancora una volta la fotografia di un paese disomogeneo rispetto alla qualità del servizio (fenomeno del water service divide), con maggiori criticità rilevate nel Sud e Isole.
A ciò si aggiunge anche un dato poco confortante riguardo la qualità dell’acqua erogata: solo 27 gestioni su 164 di quelle monitorate hanno adottato un piano di sicurezza dell’acqua (water safety plan). Di che si tratta? I “piani di sicurezza dell’acqua”, introdotti per la prima volta in Italia dal decreto del Ministero della salute 14 giugno 2017, costituiscono un sistema integrato di prevenzione e controllo basato sull’analisi di rischio sito-specifica estesa all’intera filiera idro-potabile. Possono essere considerati come uno strumento di gestione del rischio utilizzato dai gestori per assicurare che l’acqua destinata al consumo umano sia caratterizzata da un buono stato chimico, fisico e biologico.
Entriamo nel dettaglio di quanto rilevato dall’Authority.
Alla luce della specifica regolazione introdotta in materia di qualità tecnica e di qualità contrattuale, è stata resa possibile la raccolta di informazioni comparabili nel corso del tempo riguardo specifici indicatori.
Il punto sulla qualità tecnica del nostro servizio idrico
(Per conoscere nel dettaglio cosa si intende per qualità tecnica, leggi il nostro approfondimento)
Relativamente al servizio di acquedotto, le perdite idriche si confermano quale principale problematica. Seppur dalla relazione emerga un miglioramento riguardo tale criticità, la quota di popolazione servita da gestori posizionati in prima classe (quindi con un livello di perdite molto contenuto) è ancora troppo esigua: solo il 5% a fronte del 39% servita da gestori classificati in penultima e ultima classe (D ed E). Inoltre, segnala l’ARERA, persistono maggiori carenze infrastrutturali e criticità nel presidio delle opere gestite nelle aree del Sud e delle Isole.
Di seguito si riportano i dati Istat relativi alla dispersione idrica su base regionale, per avere una panoramica più completa a riguardo
L’erogazione del servizio idrico è avvenuta complessivamente con continuità: il 74% della popolazione è stata servita da gestori che hanno garantito una buona continuità del servizio di erogazione, posizionandosi in prima classe (cui corrisponde una durata delle interruzioni inferiore alle 6 ore/anno per utente), al 15% della popolazione è stato garantito un livello di interruzioni inferiore a 12 ore/anno/utente (classe B), mentre la restante quota di popolazione ha subito mediamente cospicue interruzioni del servizio, almeno pari a 12 ore all’anno per utente. Al di là dei valori medi, al Sud e nelle Isole si collocano le gestioni più critiche tali da innalzare il valore medio delle interruzioni a valori superiori alle 200 ore annue per utente.
Solo il 21% della popolazione fruisce di condizioni ottimali di qualità dell’acqua erogata (servita da gestori in prima classe, caratterizzata dall’assenza di ordinanze di non potabilità nell’anno di riferimento e da un tasso contenuto di campioni e parametri non conformi), il 40% del campione si colloca in una situazione intermedia (classi B o C, caratterizzate da un numero limitato di ordinanze di non potabilità, associato a un tasso non trascurabile di campioni e parametri non conformi), il 21% della popolazione è servito da gestori per i quali si riscontra un numero limitato di ordinanze di non potabilità unitamente, però, a un tasso elevato di campioni e parametri non conformi (classe D) e il restante 17% è servito da gestori per i quali si sono registrati impatti significativi in termini di numero e/o durata delle ordinanze di non potabilità nell’anno (classe E).
Andando nel dettaglio territoriale, ciò che si evince è una ancora una volta una situazione di disparità: sembra addirittura emergere un peggioramento legato a fenomeni di inquinamento delle acque con diffusa emanazione di ordinanze di non potabilità nell’area centrale del Paese.
Come accennato, un tema di crescente importanza per quanto riguarda i controlli della qualità dell’acqua è rappresentato dalla mancata definizione dei Water Safety Plan (WSP, Piani di sicurezza dell’acqua). La novità legata a tali piani consiste nell’introduzione, nella gestione dei sistemi acquedottistici, di un approccio di tipo preventivo – fondato sull’analisi del rischio – in sostituzione dell’attuale metodologia di gestione di tipo reattivo. In merito a tale aspetto, dalla ricognizione svolta è emerso che solamente 27 gestioni su 164 del campione hanno adottato il modello Water Safety Plan, per quanto in modo parziale e/o solo su una porzione limitata del territorio servito, con una copertura del 43% della popolazione complessivamente servita. Ancora una volta le aree meridionali del Paese sono fanalino di coda (9%) in quanto l’applicazione sembra maggiormente sviluppata nel Nord (56%) e nel Centro (36%).
Per quanto concerne il servizio di fognatura, si conferma che la quota preponderante di gestioni (superiore al 60% della popolazione servita) si posiziona nella classe E, cioè la peggiore, caratterizzata da una frequenza di allagamento e/o sversamento superiore o uguale a un episodio ogni 100 km di rete gestita, con numeri crescenti passando dal Nord, al Centro, al Sud e Isole. Seppur di pochi punti percentuali, aumenta lievemente il numero delle gestioni in classe A (arrivando al 14%).
Il punto sulla qualità contrattuale del nostro servizio idrico
(Per conoscere nel dettaglio cosa si intende per qualità contrattuale, leggi il nostro approfondimento)
La relazione fornisce indicazioni utili anche in merito al livello di prestazioni rese ai cittadini da parte dei gestori in termini di qualità contrattuale, mediante il rispetto di standard definiti in maniera omogenea a livello nazionale. La qualità contrattuale del Servizio idrico integrato riguarda numerosi aspetti del rapporto tra l’utente e il gestore, ad esempio:
● i tempi di effettuazione delle principali prestazioni tecniche (preventivi, allacciamenti, attivazioni, disattivazioni, verifiche dei misuratori, della pressione, ecc.);
● l’effettuazione della voltura;
● i tempi di emissione delle fatture, le modalità di pagamento, la rateizzazione;
● le risposte ai reclami e richieste di informazioni e le rettifiche di fatturazione;
● il servizio telefonico commerciale e gli sportelli aperti al pubblico.
Il grafico seguente mostra il livello di adempimento agli standard specifici sia su base nazionale, registrando un calo nella performance, sia per macro-aree geografiche.
È importante precisare che questa elaborazione non tiene conto degli standard specifici legati alla fatturazione (si consideri che la fatturazione è al primo posto tra le tematiche oggetto di segnalazione da parte degli utenti).
Il grafico seguente mostra livello di adempimento agli standard generali sia su base nazionale, sia per macro-aree geografiche
Dall’analisi dei dati emerge, inoltre che 27 gestioni hanno offerto all’utenza standard specifici e/o generali di qualità migliorativi rispetto a quelli fissati dall’Autorità. In particolare, il 25,6% della popolazione italiana ha beneficiato di almeno uno standard di qualità migliorativo, con un picco del 71,9% della popolazione nel Centro Italia e una percentuale del 23,6% nel Nord-Ovest e del 12,8% nel Nord-Est.
Anche in questo caso fanalino di coda sono le gestioni del Sud e delle Isole.
Riguardo le criticità maggiormente segnalate da parte degli utenti, al primo posto compare la fatturazione (45%), con un'attenzione particolare alla casistica dei conguagli, seguita dai contratti (33%) e dagli allacciamenti/lavori (8%).
Per una analisi completa del settore dal punto di vista civico, leggi anche le nostre rilevazioni e proposte, contenute dell’ultimo Dossier a cura dell’Osservatorio prezzi&tariffe di Cittadinanzattiva
Guarda il nostro evento del 14 giugno u.s. Acqua: servizio e risorsa da tutelare
Consulta la relazione completa dell’ARERA
Approfondimento finanziato dal MiSE. Legge 388/2000 - ANNO 2020