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garanzia giovani

La Corte dei Conti Europea boccia «Garanzia giovani», il programma istituito dall'UE e rivolto ai giovani che non hanno un lavoro, né seguono un percorso scolastico o formativo (i cosiddetti NEET), affinché ricevano un’offerta qualitativamente valida di lavoro, formazione, apprendistato o tirocinio entro quattro mesi dall'uscita dal sistema di istruzione formale o dall’inizio della disoccupazione.
La Corte dei Conti Europea è giunta a tale conclusione a seguito di un’indagine per valutare i progressi compiuti dall'attuazione del programma Garanzia Giovani, condotta in sette Stati Membri (Francia, Irlanda, Italia, Croazia, Spagna, Portogallo e Slovacchia), da cui emergono risultati tutt'altro che rosei.


Secondo le statistiche, la percentuale dei NEET è diminuita, ma solo perché la popolazione invecchia. L’analisi della Corte europea mostra, infatti, che questa riduzione del numero totale dei NEET non è stata dovuta ad un aumento dei giovani occupati, i quali - al contrario - sono diminuiti di 40.000 unità tra il 2013 e il 2016, ma a fattori demografici che nulla hanno a che vedere con le misure di sostegno adottate dall’UE. A tal proposito, emblematico è il caso dell’Italia, dove, nel periodo marzo 2013 - marzo 2016, si è registrata una diminuzione dei giovani italiani senza lavoro né studi in corso (circa 32.000 unità) ma a fronte, però, di una riduzione molto consistente della popolazione giovanile complessiva (120.000 unità).
In tutti i Paesi inclusi nell’indagine, poi, non è stata fatta una valutazione dei costi necessari a far funzionare il programma, che, quindi, è rimasto sotto-finanziato[/b]. Inoltre, nessuno dei Paesi coinvolti è riuscito a garantire ai giovani inoccupati o non impegnati in percorsi di formazione, l’opportunità di ricevere un’offerta entro i quattro mesi dal loro ingresso nel sistema di Garanzia giovani, così come previsto dal programma stesso. Nel caso dell’Italia, poi, il periodo di quattro mesi entro cui presentare un’offerta viene calcolato dal momento in cui un giovane NEET viene valutato e ne viene definito il profilo, e non dal momento in cui si registra nel sistema della Garanzia per i giovani. Di conseguenza, [b]il tempo effettivo di attesa per i giovani è di gran lunga maggiore di quattro mesi.

L’Italia, rispetto agli altri sei Paesi presi in esame, si è guadagnata un primato tutto negativo all’interno dello studio, registrando i risultati peggiori anche nella relazione sull’impatto delle politiche europee sulla disoccupazione giovanile.
Infatti, se l’occupazione è la destinazione più comune per i giovani di tutti gli altri Stati membri analizzati (oscillando tra il 64 % dell’Irlanda e il 90% della Francia), [b]nel caso dell’Italia, l’indagine parla di “uscite positive” di scarsa qualità, dal momento che per il 54% si tratta di semplici tirocini [/b](contro una media degli altri sei Paesi pari al 13%). Se si prendono in esame solo le “uscite verso un’occupazione”, la percentuale scende al 31% del totale.
Inoltre, in Italia si sono verificati [b]ritardi significativi e ricorrenti nei pagamenti dei tirocini, quantificati in una media di 64 giorni.
Infine, lo studio della Corte Europea ha evidenziato scarsi progressi in tutti i Paesi in esame, in merito al processo di individuazione e registrazione dei giovani NEET, così da avere un quadro chiaro della platea dei giovani che chiedono un aiuto. Ancora una volta, però, la strategia adottata dall’Italia risulta particolarmente fallimentare: le autorità nazionali hanno deciso di non trasferire automaticamente al programma “Garanzia giovani” i soggetti rispondenti ai criteri NEET che erano già registrati ai vari servizi pubblici per l’impiego, chiedendo loro, invece, di compilare una nuova procedura di accredito su un nuovo database. Questa scelta deliberata da parte delle autorità nazionali ha comportato un basso livello di partecipazione e aggiunto un peso amministrativo non necessario.

Per maggiori informazioni, clicca qui.

Sonia Belfiore

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