La Corte europea dei diritti dell'uomo, con la sentenza del 14 gennaio 2016, ha condannato lo Stato italiano a risarcire più di 350 cittadini, vittime dirette o familiari di persone decedute, infettati da vari virus (HIV, epatite B e C) attraverso le trasfusioni di sangue avvenute a causa di precedenti patologie o ad operazioni chirurgiche. Il totale dei risarcimenti supera i 10 milioni di euro. Nei ricorsi contro la Repubblica Italiana, oltre agli ostacoli incontrati per far valere almeno il proprio diritto ad un indennizzo amministrativo previsto dalla legge n. 210/1992, i ricorrenti hanno lamentato la lunghezza eccessiva delle procedure di risarcimento del loro danno alla vita.
Il ritardo nella liquidazione degli indennizzi per i giudici di Strasburgo appare quanto mai eccessivo – l’attesa supera i sette anni - e, a fronte dell’ingiustificato ritardo subito, l'Italia ancora una volta è risultata gravemente inadempiente: da qui la condanna ad ottemperare all'obbligo di risarcire i danni ai cittadini infettati a seguito di trasfusioni, come già previsto da più sentenze della nostra Cassazione.