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I familiari dei malati che sono in cura presso la struttura ospedaliera di Chieti, ma non residenti in tale distretto sanitario, devono recarsi a proprie spese presso la farmacia ospedaliera della loro zona, per ritirare il farmaco prescritto per la terapia. Nel caso di un residente nella provincia di Pescara, ad esempio, è necessario rivolgersi agli ospedali di Pescara, Popoli o Penne: si tratta di chilometri, responsabilità, disagio che si aggiungono alle già drammatiche condizioni che una famiglia che assiste un ammalato cronico deve affrontare.

Questi sono gli effetti di una direttiva dello scorso 15 marzo, sui quali Cittadinanzattiva, attraverso il Segretario regionale per l’Abruzzo, Cerulli, si è pronunciata: "Considerata l'elevata migrazione a Chieti da altre ASL il problema è molto grave e sarebbe opportuno che la Regione desse valide indicazioni per impedire interpretazioni che hanno effetti negativi sulla salute dei pazienti".

Cerulli fa riferimento anche e soprattutto ai farmaci salvavita, cioè gli antiblastici usati per trattare le patologie oncologiche; sulla questione stanno indagando anche i Nas, verificando cosa abbia determinato l'interruzione della dispensazione di farmaci ai pazienti provenienti da altre province. Leggi la notizia online

Salvatore Zuccarello

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