Adeguata informazione e condivisione con il paziente, per riconoscere un ruolo attivo nel percorso di cura; trasparenza e accesso a dati ed evidenze cliniche; continuità terapeutica e attenzione alla qualità della vita. Sono queste le principali proposte avanzate dal Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici (CnAMC) di Cittadinanzattiva nel documento di risposta alla consultazione pubblica dell’Agenzia Italiana del Farmaco, che si è chiusa il 15 settembre scorso.
“Il nocciolo della questione”, ha dichiarato Tonino Aceti, responsabile del Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici (CnAMC), “non è dire SI o il No al biosimilare. Questo tipo di farmaco rappresenta un’opportunità per il SSN e per i pazienti. Ma è necessario lavorare di più su dati ed evidenze per sfatare preoccupazioni e pregiudizi che in alcuni casi ci sono. La partita va giocata partendo dal presupposto che l’efficacia o l’inefficacia della terapia, in termini di esiti di cura e qualità di vita sulla persona, debba essere il parametro su cui misurare la scelta prescrittiva anche di questi farmaci, così come l’eventuale decisione di sostituire oppure di continuare la terapia in atto, e non esclusivamente quello economico. Spesso agli occhi del paziente è incomprensibile o addirittura ingiustificata la sostituzione se il farmaco che sta assumendo funziona bene ed ha esiti di cura che migliorano la sua qualità di vita”.
Dalla recente Indagine Civica sull’esperienza dei pazienti rispetto all’uso dei farmaci, con focus su farmaci biologici e biosimilari (www.cittadinanzattiva.it) di Cittadinanzattina-CnAMC emerge che i pazienti, soprattutto nel caso di patologie croniche o rare, vivono con paura e preoccupazione un eventuale cambiamento e chiedono di essere più informati. Prima ancora del profilo di sicurezza ed efficacia del farmaco (42%) o dei suoi effetti collaterali (38,9%), vogliono conoscere i motivi di un eventuale cambiamento/sostituzione della terapia (64%).
“Non è in discussione nel concept paper che la scelta prescrittiva spetti al medico, lo ribadisce bene l’AIFA”, ha quindi concluso Aceti. “Ciò che ancora manca è il riconoscimento del ruolo del paziente, ancora troppo poco coinvolto nella messa a punto della terapia, anche nel momento in cui si prospetta una modifica del trattamento in essere. L’AIFA fa dei passi in avanti rispetto, ad esempio, alla non automaticità del principio dell’estrapolazione delle indicazioni terapeutiche, cui va il nostro apprezzamento. Il nuovo Position Paper può essere lo strumento per implementare trasparenza e pubblicità su dati, studi ed evidenze cliniche, anche sul cosiddetto “switch” e segnalazioni di farmacovigilanza, e costruire una base informativa certa e indipendente per medici, pazienti, associazioni e società scientifiche”.
Il contributo alla consultazione pubblica del Coordinamento nazionale delle Associazioni del Malati Cronici di Cittadinanzattiva è stato realizzato insieme a: AFADOC, AMICI, AMRI, ANMAR, Associazione ANNA, Associazione Malati di Reni onlus, FAIS onlus, FAND, Forum Nazionale Associazioni Dializzati e Trapiantati, GILS onlus.