Il cosiddetto Decreto sicurezza bis, approvato dal Consiglio dei Ministri l'11 giugno 2019, ha recentemente visto la luce, dopo una serie di limature che ne hanno attenuato la portata rispetto alla prima versione. Il nuovo testo interviene, in particolare, in materia di contrasto all’immigrazione illecita e, tra le novità di maggior rilievo, emerge l’attribuzione al Ministro dell’interno, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, del potere di limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, per motivi di ordine e di sicurezza pubblica.
Sul tema del trasporto dei migranti, dunque, il governo ricorre a un decreto basato su necessità e urgenza, a fronte di una oggettiva diminuzione degli sbarchi: dall’inizio 2019 sono infatti arrivati in Italia 2.144 stranieri, l’85% in meno rispetto al 2018. Eppure, il Ministro dell’Interno ha già avuto modo di applicare il decreto il giorno stesso della sua entrata in vigore, nei confronti della nave Sea Watch 3, bloccata al limite delle acque territoriali italiane in attesa di ricevere indicazioni sullo sbarco dei migranti - tra cui tre minori di cui uno con meno di 12 anni - salvati l'11 giugno scorso. L’imbarcazione della Ong tedesca è in attesa di poter far scendere i migranti soccorsi.
A bordo, dopo lo sbarco autorizzato dal Viminale di 10 migranti, restano 43 persone, in una situazione di emergenza umanitaria. E, nel frattempo, dopo Onu e Unhcr, anche il Consiglio d’Europa esprime forte preoccupazione per le disposizioni contenute nel nuovo decreto sicurezza bis, per l’impatto che alcune parti del nuovo testo legislativo potrebbero avere sulla vita delle persone che necessitano di essere salvate in mare. Leggi di più