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tortura

Dopo quasi trent’anni dalla ratifica italiana della Convenzione ONU, nel codice penale compare uno specifico reato di tortura. “Oggi dovremmo quindi essere particolarmente soddisfatti, ma quella appena approvata è una legge che non ci piace. Lontana dalle previsioni del testo della Nazioni Unite, la legge presenta limiti enormi, che porranno altrettanti problemi sul piano applicativo, col rischio di lasciare comunque impunite, o di punire inadeguatamente, diverse condotte che nei fatti integrano la tortura.” Dichiara Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva. Cittadinanzattiva è protagonista a partire da oggi, insieme ai co-promotori ActionAid Italia e Slow Food Italia, del II Festival della Partecipazione, in programma a l’Aquila fino al prossimo 9 luglio (www.festivaldellapartecipazione.org)

“Nel testo approvato la tortura è un reato generico, che quindi può essere commesso da chiunque e non soltanto da un pubblico ufficiale (in quest’ultimo caso è prevista un’aggravante); perché ci sia tortura non basta un singolo atto violento ma occorre una pluralità di condotte; è inoltre richiesto un trauma psichico “verificabile”.

Più volte abbiamo evidenziato questi limiti, chiedendo che si correggessero, nel corso del lungo iter parlamentare che ha progressivamente depotenziato il testo del disegno di legge, nei palleggi tra Senato e Camera, e di una discussione oscillante tra i timori reverenziali nei confronti delle forze dell’ordine e le strumentalizzazioni delle destre sempre pronte a spacciare un provvedimento sacrosanto, che tutela i diritti umani, come una legge contro la polizia.

Il risultato è una legge fortemente compromissoria, disconosciuta dal suo stesso iniziale firmatario ed oggetto di decisi rilievi del commissario Europeo per i Diritti umani perché troppo distante dalle raccomandazioni internazionali.  

Va detto comunque che oggi una previsione ad hoc  contro la tortura esiste anche nell’ordinamento italiano, pur se si tratta di uno strumento spuntato; l’approvazione della legge è, come sempre, un punto di partenza. Prevenire ed impedire le violazioni dei diritti umani è questione che appartiene al piano dell’applicazione. E più in generale a quello della promozione della loro cultura.

Su entrambi i piani le organizzazioni della società civile possono proseguire a svolgere un ruolo importante. Noi certamente in questo senso continueremo ad impegnarci come sempre. Perché non accada ad altri e con buona pace dei “duri e puri” dell’ultima ora.”

 

Alessandro Cossu

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