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Editoriali

Terremoto 18 gennaio 2017

Dal 24 agosto 2016 al 24 gennaio 2017, dati INGV, oltre 49.000 scosse sono state registrate nell’Italia centrale.

Una ininterrotta sequenza sismica che ha interessato la popolazione di 4 Regioni e  precisamente un territorio, quello dell’Appennino centrale, tra Abruzzo, Marche, Lazio ed Umbria, di ampie dimensioni e che ha generato, a sua volta, un esteso cratere sismico, nel quale, per quanto riguarda la Regione Marche, sono state ricomprese ben 4 Province (su un totale di 5) e precisamente quella di Ancona, Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno e quindi ben 87 Comuni marchigiani su un totale di 130 Comuni del cosiddetto cratere sismico.

Dati, quelli appena sopra citati, capaci, già in quanto tali, di dimostrare tutta la drammaticità di questo terremoto o meglio dei terremoti che ci sono stati e che hanno portato  morte, distruzione e disperazione, mettendo a dura prova la forza ed il coraggio innato della gente dell’Appennino centrale e dei nostri concittadini marchigiani.

Ad ogni scossa ed ogni volta un pò più c’è chi ha perso tutto: affetti, casa, lavoro. Tuttavia, nessuna delle persone colpite dal sisma e che la nostra Associazione di Cittadinanzattiva delle Marche ha conosciuto ed incontrato dalla fine di agosto del 2016, benché disperata e talora arrabbiata, si è mai arresa: è come se ad ogni scossa, ognuno, in cuor suo, animato dalla volontà e dalla necessità di riappropriarsi della propria vita, del proprio lavoro e del proprio Paese, avesse alzato, riuscendovi, l’asticella della forza e del coraggio.  

Sin dall’inizio di questa tragedia, Cittadinanzattiva delle Marche ha portato aiuto, sostegno e presenza alle popolazioni colpite dal sisma con donazioni di materiale sanitario, con attività di supporto ai Comitati spontanei di cittadini che si stavano man mano costituendo sul tema della sicurezza nelle scuole, con incontri con le amministrazioni comunali per dare ancor più forza alle istanze dei cittadini e poi ultima, ma non ultima, con l’iniziativa dei Presidi Civici delle Comunità coinvolte dal sisma, finalizzata a dare voce, attraverso processi partecipati, come quello per l’appunto del presidio civico, alle popolazioni colpite dal terremoto sia nella fase dell’emergenza sia in quella della ricostruzione.  
Ed è proprio nel dare voce alle persone, dall’ascoltare le loro storie e raccogliere le loro istanze, ci si è resi conto che, nonostante fossero trascorsi molti mesi dalla prima scossa del 24 agosto e così da quelle di ottobre, la fase della emergenza non era mai cessata: a dicembre ancora aree da mettere in sicurezza, ancora strade da sgomberare dalle macerie, ancora persone nelle roulotte e nei camper e poi, su tutte, la domanda di tanti sfollati marchigiani sulla costa: “dove andremo dopo il 30 aprile una volta lasciati i residence che ci stanno ospitando?”

Poi la scossa ovvero le scosse del 18 gennaio e la concomitante nevicata, unitamente a tutti i disagi/disservizi elettrici verificatisi, che hanno drammaticamente portato all’evidenza di tutti che l’emergenza, nonostante fossero trascorsi 5 mesi dal primo evento sismico di agosto, non era mai cessata e che per quanto si tendesse, dalla parte Istituzionale, dare avvio alla fase della ricostruzione, in primo luogo con la legge n. 229 di dicembre e poi anche con la realizzazione degli uffici per la ricostruzione, c’era ancora chi viveva in camper (poi sommerso dalla neve) chi non poteva entrare in casa, seppur agibile, siccome ubicata in zona non ancora messa in sicurezza e chi ancora non aveva ricevuto un nuovo riparo per il bestiame, cioè per il proprio lavoro, fonte di guadagno e di dignità.

Eppure siamo in montagna  e quindi è molto probabile che nevichi.

Eppure siamo in zone a rischio sismico elevato e quindi può succedere che si verifichino terremoti.

E la legge che dice? La legge dice che le Regioni devono essere dotate di un piano di rischio idrogeologico, del piano neve, del piano valanghe, i Comuni del piano d’emergenza, che è l’insieme delle procedure operative di intervento per far fronte ad una qualsiasi calamità attesa in un determinato territorio.

E gli edifici strategici ovvero gli ospedali, gli asili, le scuole, le palestre, i municipi, ecc…. ubicati in zone ad elevato rischio sismico? Questi, siccome edifici strategici per le finalità di protezione civile o comunque rilevanti in relazione alle conseguenze di un loro eventuale collasso,  devono essere sottoposti alla verifica della vulnerabilità sismica.

Ma di tutta questa pianificazione, programmazione ed attività prevenzionistica volta ad evitare o quanto meno ridurre i danni derivanti dal rischio di calamità naturali a cui determinati territori sono esposti, come il sisma per l’appunto, che cosa in concreto è stato realizzato? Crediamo che ancora ci sia molto da fare da questo punto di vista e che non ci potrà essere una vera ricostruzione che non tenga conto della prevenzione ovvero che non faccia della prevenzione dei rischi e della messa in sicurezza del territorio il punto di partenza ed il fine ultimo di ogni decisione/azione connessa alla medesima attività di ricostruzione.

Prevenzione del rischio che occorre per di più considerare e realizzare anche nella fase della emergenza e ciò per evitare l’aggravarsi di situazioni già compresse da una pregressa calamità. Un esempio su tutti: se si fosse tenuto conto del rischio neve a cui erano e sono esposte le zone del nostro Appennino colpite dal sisma magari si sarebbe evitato o quanto meno sicuramente ridotto il disagio ulteriormente patito dalle popolazioni già gravemente provate dai terremoti.

Insomma c’è anche la patologia della prevenzione che è la distruzione, la disattenzione e la non curanza e che bisogna a tutti i costi evitare.
Cittadinanzattiva da sempre è stata impegnata sul tema della prevenzione del rischio in caso di calamità naturali e della messa sicurezza del territorio e degli edifici pubblici, che oggi la legge individua come edifici strategici. Su tutte si ricorda la campagna “Ospedale Sicuro” realizzata alla fine degli anni ’90 e finalizzata anche al monitoraggio delle condizioni di sicurezza strutturale degli ospedali, poi tutta l’attività, anche di monitoraggio, fatta dal 2002 ad oggi sul tema della sicurezza degli edifici scolastici e quindi la campagna “Divano d’emergenza” riguardo ai piani di emergenza comunale e che sono state realizzare anche nella Regione Marche.

Sicuramente per il futuro l’attenzione della nostra Associazione sul tema della sicurezza dei nostri territori e degli edifici, in primis di quelli strategici, non verrà meno. Si continuerà con ulteriori iniziative come quella dei Presidi Civici e quindi con il coinvolgimento del maggior numero di persone, convinti sempre più che fare i cittadini è il modo migliore per essere cittadini.  

Monia Mancini

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