Il Consiglio dei Ministri ha dato l'ok al Decreto legge sul nuovo piano immigrazione del Governo. Le misure prevedono l’istituzione di nuovi Centri permanenti per il rimpatrio, la soppressione di un grado di giudizio per i ricorsi, lavori socialmente utili, collaborazione con i Comuni e misure volte a rafforzare l’apparato sanzionatorio amministrativo, una sorta di “Daspo” territoriale. Il piano prevede, in particolare, la trasformazione dei CIE, i Centri di Identificazione ed Espulsione, in Centri Permanenti per il Rimpatrio: si tratta, in realtà, di una misura che desta non poche preoccupazioni, poiché sembrerebbe trattarsi di una riproposizione del sistema CIE con cambio di denominazione, con il rischio di un innalzamento generalizzato del sistema repressivo che di fatto se attuato vedrebbe lesi i diritti alla difesa dei richiedenti asilo.
A preoccupare inoltre è la parte relativa alla revisione del processo per l’ottenimento della protezione internazionale: per abbattere i tempi di riconoscimento del diritto d'asilo il Governo ha deciso di sopprimere un grado di giudizio per i ricorsi. Il migrante che si è visto negare l'asilo non potrà quindi ricorrere in appello ma solo fare ricorso in Cassazione: una scelta che appare irragionevole e lesiva dei diritti fondamentali della persona con il rischio, oltretutto, di un “impatto devastante” di ricorsi alla Suprema Corte, conseguenza dell’abolizione del reclamo avverso i decreti decisori del Tribunale che attualmente è filtrato dal reclamo davanti alle Corti di appello. Approfondisci su www.ilpost.it e su www.lasciatecientrare.it