Cittadinanzattiva è stata udita alla Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati sui nuovi LEA (Livelli essenziali di assistenza).
Ecco quanto dichiarato all'Agenzia di stampa Ansa da Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva.
ANSA) - ROMA, 23 NOV - "Esclusione dei pazienti dalle decisioni prese", "pericolo per la sostenibilità finanziaria delle nuove cure" e "rischio di un ritorno di sanzioni ai medici". Sono le principali criticità relative al Dpcm sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), evidenziate da Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale del malato-Cittadinanzattiva nel corso di un'audizione in Commissione Affari sociali della Camera.
Nell'intesa tra Stato e Regioni sui Lea firmata il 7 settembre scorso, denuncia Aceti, "c'è il riferimento ad una riduzione del trattamento accessorio dei medici prescrittori nel caso in cui si discostino dalle indicazioni. Questo significa mettere sui medici una tensione che può aver riflessi sull'accesso alle cure da parte dei pazienti. Non vorremmo che reiterasse le difficoltà emerse con il decreto prestazioni inutili", tanto contestato da esser stato mandato in cantina.
Altro elemento critico riguarda il fatto che "la modalità di revisione dei Lea attuata finora non ha visto il coinvolgimento dei cittadini, che le cure le ricevono". Un'assenza che riguarda anche la Commissione sull'Aggiornamento dei Lea, di recente nominata ma senza un rappresentante dei pazienti: "chiediamo - si appella Aceti ai deputati - di colmare questo gap che è un gap anche culturale". C'è poi un problema di sostenibilità finanziaria delle nuove cure. "Nell'intesa con le Regioni si parla di 115 miliardi per il 2018 ma nella legge di Bilancio se ne trovano 114. Se si dovranno finanziare i Lea con un miliardo in meno, saranno prestazioni al ribasso rispetto a quelle di cui parliamo oggi". Altro nodo riguarda scarpe ortopediche e plantari, "inspiegabilmente esclusi" dal Nomenclatore tariffario. "Si tratta di 65 milioni risparmiati dal Servizio Sanitario che verranno pagati dalle famiglie. E il motivo è la iperprescrizione. Ma - conclude Aceti - la soluzione dovrebbe essere il governo della prescrizione e non il depennamento".