Tonino Aceti, responsabile nazionale del Tribunale per i diritti del malato/Cittadinanzattiva, riflette sul tema della responsabilità professionale e sulla sicurezza delle cure, in un articolo per il Sole24Ore: “La vera priorità sulla quale è necessario lavorare è la prevenzione e gestione del rischio clinico. Dal risarcimento all'indennizzo! Attraverso il richiamo alle tabelle del codice delle assicurazioni private il Ddl consolida il principio secondo il quale il danno cagionato ad una persona è “indennizzabile” anziché “risarcibile”. Mentre il risarcimento pone al centro la lesione prodotta al cittadino senza limitazioni nell'accertamento, le tabelle alle quali si fa riferimento nel testo e la conseguente idea di indennizzo è invece un modo per fissare un tetto rigido alla quantificazione del danno. Si afferma quindi una tecnica risarcitoria che sposta l'attenzione dall'interesse del cittadino (diritto alla riparazione del torto subito) a quello di chi liquida il danno (contenere al massimo le “uscite”). Un paradigma questo che ci preoccupa molto.
Se l'onere della prova a carico del cittadino è stabilito dalla Legge. Decidere con Legge che il rapporto tra cittadino e professionista sanitario (pubblico, convenzionato e in regime di libera professione intramoenia) è di tipo extracontrattuale vuol dire teoricamente porre l'onere della prova a carico del primo e dimezzare da 10 a 5 anni i termini di prescrizione dell'azione risarcitoria. Obiettivi questi che potrebbero però non essere raggiunti cosi facilmente per due motivi.”
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