Truffe sui pagamenti, abbonamenti ingannevoli, finte promozioni, vendita di prodotti contraffatti, mancato rispetto delle clausole di recesso, obbligo di rivolgersi a un tribunale americano per risolvere le controversie: è quanto accade sempre più frequentemente tramite le piattaforme online dei social media.
Durante un incontro tenutosi giovedì 16 marzo, la Commissione Europea e le autorità europee per la tutela dei consumatori hanno perciò chiesto ai rappresentanti dei principali social network (Facebook, Twitter e Google+) di adeguarsi alle regole UE sulla tutela dei consumatori e proporre misure e cambiamenti sia per impedire le frodi e i raggiri veicolate via social network, sia per favorire l'eliminazione di clausole e condizioni abusive.
L’UE chiede maggiore chiarezza nelle condizioni d’uso dei servizi e l’eliminazione di clausole illegali non conformi alle normative europee riguardanti i diritti dei consumatori. Ciò significa che le reti dei social media non possono privare il consumatore del diritto di rivolgersi ad un tribunale dello Stato di residenza e non possono chiedere di rinunciare a diritti quali quello di recedere da un acquisto online. I contenuti sponsorizzati devono essere chiaramente identificabili e le reti di social media non possono modificare unilateralmente le clausole e le condizioni di utilizzo, senza informare chiaramente il consumatore e senza dargli la possibilità di recedere dal contratto in tempo utile.
Inoltre, gli operatori dei social media devono eliminare truffe e frodi dai loro siti web che potrebbero indurre in errore il consumatore. Le autorità di tutela dovrebbero poter contare su un canale di comunicazione diretto per segnalare irregolarità e violazioni delle norme sulle pratiche commerciali o dei diritti dei consumatori.
Insomma, i social media sono chiamati a prendersi maggiore responsabilità nel risolvere il problema delle truffe e delle frodi che accadono sulle loro piattaforme.
Pertanto, essi dovranno predisporre entro un mese misure dettagliate su come conformarsi al quadro normativo dell'UE. La Commissione e le autorità responsabili della tutela dei consumatori esamineranno le proposte definitive: se le risposte non saranno giudicate soddisfacenti, le autorità potrebbero ricorrere allora a misure coercitive.