“Autonomia scolastica ridotta a “fai da te”, terzo settore visto come “riempitivo”, fascia 0-3 anni del tutto dimenticata. È quello che vediamo nella bozza di linee guida per la riapertura delle scuole, che oggi il Ministero dell’Istruzione discuterà con le Regioni in Conferenza unificata. Una bozza di Piano che desta in noi sconcerto e preoccupazione”, dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.
Dopo alcuni interventi e stanziamenti adeguati da parte del Governo (fondi per edilizia scolastica e infrastrutture tecnologiche), l’intero Paese, soprattutto famiglie, bambini e ragazzi, personale e dirigenti scolastici, ha aspettato fiducioso l’emanazione di un piano operativo nazionale che avrebbe garantito davvero la ripartenza della scuola. “Il documento, pur riaffermando alcuni principi importanti come l’autonomia scolastica, il coinvolgimento del territorio, la corresponsabilità educativa, li declina in modo approssimativo e riduzionistico. L’autonomia scolastica è ridotta ad una sorta di “fai da te”. Occorrerebbe potenziarla invece con risorse ad hoc, riconoscendo che le scuole non hanno tutte gli stessi mezzi e potenzialità e i territori, soprattutto nelle aree interne del paese, hanno caratteristiche molto differenti; occorre potenziare il cosiddetto personale dell’autonomia in modo differenziato o acquisire nuove risorse umane, a seconda delle necessità specifiche”.
“Rispetto al coinvolgimento del territorio, il secondo pilastro del documento, Cittadinanzattiva è tra i fautori dei Patti territoriali di comunità - non solo per una fase emergenziale come questa - ma a condizione che ciò significhi allargamento delle opportunità, rafforzamento del ruolo della comunità educante, non sostituzione o arretramento delle funzioni a cui la scuola è chiamata a rispondere. Il terzo settore non sembra, invece, chiamato a svolgere un ruolo di sussidiarietà inteso come ampliamento e arricchimento dell’offerta formativa quanto ad assolvere ad una funzione di riempitivo, un po’ sorvegliante, un po’ intrattenitore con responsabilità pari a quelle dei docenti.
C’è, inoltre, un grande assente nel documento: la fascia dei bambini 0-3 che pure dal 2015, insieme alla scuola dell’infanzia, fa parte a tutti gli effetti del sistema di istruzione. “Ignorati. Per questa fascia di età la ripresa si prospetta ancora più problematica anche perché rischia da una parte di far esplodere l’offerta del privato e dall’altra di avere una ricaduta ancor più pesante sulla famiglia e sulle donne in particolare”.
Ci auguriamo che in sede di Conferenza unificata e anche attraverso l’auspicata interlocuzione della Rete di Reti con il Presidente del Consiglio (Iniziativa EducAzioni – i 5 passi per ripartire) si possa arrivare a:
- una ridefinizione puntuale del Piano Scuole entro pochi giorni in modo da attuarne l’implementazione a partire dal mese di luglio;
- prevedere un ampliamento degli stanziamenti complessivi sulla scuola da 1 miliardo e 400 milioni stanziati fino a questo momento ad almeno tre miliardi per la ripartenza. Ci sembra che la scuola meriti un investimento almeno pari a quello della nostra compagnia di bandiera;
- mettere a punto un piano di investimento e sviluppo sulle scuole e sul sistema 0-6 per l’utilizzo dei fondi europei a partire dal 2021;
- un piano operativo di concerto con gli altri ministeri di riferimento, per trovare sedi per i seggi elettorali al di fuori delle strutture scolastiche per la prossima tornata elettorale di settembre.