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Approfondimenti

Secondo il codice del consumo una pratica commerciale è definita come “qualsiasi azione, omissione, condotta o dichiarazione, comunicazione commerciale ivi compresa la pubblicità e la commercializzazione del prodotto, posta in essere da un professionista, in relazione alla promozione, vendita o fornitura di un prodotto ai consumatori”. Si tratta quindi di azioni, comportamenti, dichiarazioni utilizzate dal professionista per promuovere un bene o un servizio ai consumatori finalizzato all’acquisto. Rientrano nelle pratiche commerciali non solo i claim pubblicitari o le etichette ma anche le comunicazioni che i venditori danno a voce e i comportamenti che mettono in atto anche dopo la vendita (es. tempi di consegna).

Il capo II del Codice del Consumo (artt. 20 – 26) individua quelle che vengono considerate pratiche commerciali scorrette suddividendole in aggressive e ingannevoli. 

Una pratica commerciale si considera scorretta se “è contraria alla diligenza professionale, ed è falsa o idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico, in relazione al prodotto, del consumatore medio che essa raggiunge o al quale è diretta o del membro medio di un gruppo qualora la pratica commerciale sia diretta a un determinato gruppo di consumatori”. 

In sostanza si considerano pratiche commerciali scorrette quelle che inducono o tendono ad indurre in errore il consumatore riguardo il prezzo, le caratteristiche o le modalità di utilizzo di un prodotto. Tali pratiche sono contrarie ai principi di correttezza e buona fede, che normalmente un consumatore si aspetta da un professionista (la c.d. diligenza professionale), e compromettono, o sono potenzialmente in grado di farlo, il comportamento economico del consumatore andando ad ostacolare la sua capacità di decidere in maniera autonoma e consapevole. 

Una pratica commerciale è ingannevole quando contiene informazioni false o che inducono anche potenzialmente il consumatore in errore portandolo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe preso. La pubblicità ingannevole cioè contenente un messaggio falso o anche solo parzialmente vero e proveniente da qualsiasi canale, Tv, social network, influencer, manifesti, volantini, è un esempio di pratica commerciale ingannevole. 

Una pratica commerciale è aggressiva quando esercita sul consumatore un indebito condizionamento che ne limita o potenzialmente ne condiziona la libertà di scelta portandolo o inducendolo a compiere una scelta di natura commerciale che altrimenti non avrebbe preso. Per condizionamenti si intendono per esempio anche molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica o indebito condizionamento. 

 

Approfondimento finanziato dal MIMIT. D.M. 6/5/2022, art. 5

Cinzia Pollio

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