“Sia approvata con urgenza la proposta di legge Serracchiani. Un impegno comune di istituzioni e organizzazioni civiche per liberare i bambini dalla detenzione e restituire dignità alle loro vite”.
Dopo l’approvazione alla Camera dei Deputati del disegno di legge dell’onorevole Siani e il successivo naufragio dovuto alla caduta della legislatura, la proposta di legge per far uscire dal carcere i figli delle madri detenute è stata ripresentata dall’Onorevole Debora Serracchiani come prima firmataria e la scorsa settimana ha ottenuto in aula la deliberazione di urgenza e, di conseguenza, la possibilità di essere esaminata entro quindici giorni.
“Una occasione imperdibile per liberare finalmente i bambini dalle carceri e restituire loro il diritto ad una vita dignitosa, per quanto possibile. Per questo ringraziamo l’onorevole Serracchiani che ha deciso di riprendere l’impegno profuso negli scorsi anni dall’onorevole Paolo Siani e da tutte le organizzazioni che come noi si stano battendo da tempo per porre fine a questa barbarie”, commenta Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva, che oggi è in audizione presso la II Commissione Giustizia della Camera in merito alla proposta di legge C. 103 Serracchiani, recante “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori”.
Da diversi anni Cittadinanzattiva è impegnata in molteplici iniziative volte a richiamare l’attenzione delle Istituzioni su questa emergenza e sulla necessità di predisporre soluzioni di sistema e durevoli, idonee a rimuovere gli ostacoli di natura giuridica ed economica che impediscono la collocazione dei bambini in case famiglia: tra queste, era stata ottenuta - con un emendamento approvato con la Legge di Bilancio 2021 - l’istituzione di un Fondo per le Regioni, di 1,5 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2021-2023, per finanziare la predisposizione di case famiglia protette finalizzate all’accoglienza di genitori detenuti con i propri figli, al di fuori delle strutture carcerarie. Ciò nella convinzione che la tutela della salute psicofisica dei più piccoli debba prevalere su ogni altra ragione o interesse pubblico e debba costituire il principale, se non l’unico, criterio guida per la costruzione di misure dedicate.
Secondo le statistiche pubblicate dal Ministero della Giustizia, aggiornate al 31 dicembre scorso, sono 16 le madri e 17 i bambini che risultano ristretti negli istituti penitenziari, tra sezioni nido delle case circondariali e gli ICAM. Si tratta di numeri estremamente variabili e che sembrano comunque riferiti a poche decine di presenze. Tuttavia le ridotte dimensioni del fenomeno non possono ridimensionare la gravità del problema dell’incarcerazione dell’infanzia, che rimane una contraddizione intollerabile del nostro sistema, e anzi rendono ancor più paradossale il fatto che finora non si siano trovate soluzioni definitive per superarlo.
“E’ di qualche giorno fa anche la notizia di una donna detenuta nel carcere di San Vittore, incinta ma senza la possibilità di essere visitata da un ginecologo perché nessuna figura di questo tipo è presente nell’istituto di pena. Un ulteriore tassello di un quadro che priva le donne e i loro bambini di un’adeguata assistenza sanitaria dentro le mura del carcere. Un paradosso che non possiamo più accettare. Ci auguriamo che la nuova proposta di legge venga approvata con la rapidità e l’unanimità che è dovuta ai diritti dell’infanzia in un Paese civile”, conclude Liberto.