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Tra le misure annunciate nel nuovo pacchetto sicurezza appena licenziato dal Consiglio dei Ministri, estremamente preoccupante la previsione sull’ingresso in carcere per le donne incinte e per le mamme con bambini piccoli al seguito. In particolare, per le donne in gravidanza e le madri di figli fino a tre anni, si introdurrebbe “un regime più articolato per l’esecuzione della pena” e si eliminerebbe il rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena per le donne incinte e le madri di bambini di meno di un anno di età, prevedendo la detenzione in Icam (istituto a custodia attenuata per detenute madri).

Una stretta inutile e gratuita che - in nome di presunte e indimostrate esigenze di sicurezza pubblica, come il contrasto alle borseggiatrici che minaccerebbero le nostre città - colpisce con il carcere mamme e bambini”, denuncia Laura Liberto, coordinatrice nazionale Giustizia per i diritti – Cittadinanzattiva.
Da anni denunciamo il problema della reclusione dei bambini, ristretti in carcere al seguito delle madri detenute, con la campagna “L’infanzia non si incarcera”. Nel tempo abbiamo lavorato, assieme alle forze politiche, alla elaborazione di misure di sistema che garantissero, a donne in gravidanza e madri con piccoli al seguito, percorsi del tutto alternativi alla detenzione in istituti penitenziari, attraverso l’implementazione del sistema delle case famiglia”. Quelle proposte, presentate nella scorsa legislatura all’interno della cd “Legge Siani” e riformulate in quella attuale con un identico testo di legge, non hanno mai visto la luce proprio a causa di un’improvvisa e strumentale levata di scudi da parte delle forze politiche di maggioranza che, pochi mesi fa, ne impedirono l’approvazione.
Ora si interviene con provvedimenti addirittura peggiorativi della normativa vigente, che colpiscono un presidio di civiltà giuridica, aprendo alla possibilità di detenzione per le donne in gravidanza e che finirebbero con l’aumentare il numero dei piccoli ristretti negli istituti penitenziari.
Non uno, ma mille passi indietro rispetto alle iniziative legislative percorse negli anni e rivolte a porre la tutela della maternità e del benessere psicofisico dei bambini al centro degli interventi di riforma. Una prospettiva – conclude Liberto - da scongiurare con decisione e su cui ci mobiliteremo affinché non prenda corpo in Parlamento”.

 

 

 

Ufficio Stampa

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