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Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato su controlli NAS su strutture anziani e disabili: situazione inaccettabile. Bene task force, ma necessario individuare responsabilità e avviare verifiche periodiche certe. 

“Fatti come quelli che i NAS stanno mettendo ancora una volta in luce in questi giorni a seguito dei controlli sulle strutture per anziani e disabili sono inaccettabili. E ancora una volta le vittime sono le persone più fragili, come anziani e disabili”. Questo il commento di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.

“Per questo guardiamo con favore all’iniziativa del Ministro di istituire la task force dei NAS per il controllo delle strutture. Ma questo ancora non basta”, ha aggiunto Aceti. “E’ necessario agire anche sulle cause che sono alla base di queste situazioni, e individuare le responsabilità. Ogni struttura che abbia tra le sue funzioni quelle di accoglienza e di presa in carico della persona, infatti, deve non solo garantire la dignità ed avere un’etica di comportamento, ma soprattutto deve rispondere a standard di qualità necessari per ottenere l'autorizzazione. E se questi non sono rispettati ne deve rispondere anche chi non ha fatto le necessarie e periodiche verifiche”.

Un caso emblematico è quello di Roma: è stata individuata una struttura per anziani ancora attiva, nonostante il Municipio avesse già emesso ordinanza di chiusura a maggio (scorso).

“Fortunatamente questi casi non rappresentano la regola”, ha concluso Aceti, “ma è necessario dare alle persone strumenti per scegliere con cura la struttura per i propri familiari”. Spesso infatti è impossibile scegliere dove far accogliere i propri familiari e si acconsente al ricovero “per necessità”: quando l’assistenza domiciliare è esigua e il fabbisogno di assistenza è troppo oneroso per la famiglia e le liste d’attesa sono molto lunghe, si cede al primo posto disponibile. A questo si aggiunga che gli standard di “protezione e assistenza” variano fortemente di Regione in Regione.

L’eterogeneità delle normative, la frammentazione delle responsabilità, il principio della delega nei controlli rimpallata tra Comuni, Asl e Regioni si è troppe volte tradotto in uno “scaricabarile”. E’ qui trovano terreno fertile episodi di abbandono, di trascuratezza e di scarsa qualità dell’assistenza.

Nel 2012 le segnalazioni che ricevute dal nostro servizio di consulenza e tutela del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, PiT Salute,  mostrano l’inadeguatezza dell’assistenza medico-infermieristica (+5% nel 2012, con il 21,7% delle segnalazioni).

Inoltre, dai dati dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva emerge che ci sono Regioni, come la Lombardia, che specificano che l’assistenza infermieristica debba essere garantita h 24 e quelle in cui, come la Campania o le Marche, si stabilisce una copertura di un certo numero di ore senza accennare all’assistenza continua; altre ancora ritengono sufficiente 1 infermiere ogni 12 ospiti nelle strutture ad elevato carico assistenziale, come accade in Veneto, o ancora un infermiere professionale ogni 15 ospiti nel nucleo demenze, come stabilito in Umbria.

Alessandro Cossu

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