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Trasporto pubblico locale e sharing: noto e apprezzato, ma molto da fare sul fronte delle tutele e della privacy. I risultati della indagine online di Cittadinanzattiva

Bike sharing, car sharing, car pooling: sempre meno gli italiani che non li conoscono. E’ quanto emerge dalla indagine online condotta da Cittadinanzattiva su 473 cittadini e l’uso delle nuove modalità di condivisione dei mezzi di trasporto. Il profilo che ne emerge è di persone che sono costrette ad utilizzare il trasporto pubblico locale pur considerandolo negativamente, e che fa spesso ricorso allo sharing proprio per sostituire il proprio mezzo privato e aggirare le inadeguatezze del TPL.

L’89% dei cittadini del campione usa infatti regolarmente i mezzi del Trasporto pubblico locale, che giudica in stragrande maggioranza negativamente (65%), ma sarebbe disponibile, attraverso l’uso delle nuove tecnologie, a monitorare il servizio per contribuire al suo effettivo miglioramento (79%) se fosse possibile.

Veniamo ora alle diverse opportunità di mobilità alternativa al trasporto pubblico locale.

L’84% ritiene utile l’avvio di un servizio di bike sharing nella propria città, il 15% per l’accesso alle fermate del TPL, il 37% per la facilità di accesso alle origini/destinazioni dello spostamento, il 41% per la riduzione dei costi di trasporto che ne otterrebbe, e il 52% per il contributo alla riduzione dei tempi di spostamento.

Il 93% persone conosce il car sharing, il 74% il car pooling. Solo il 22% ha usato il primo (45% di frequente), e ancora meno ( 14%) ha usato il secondo.

Per quanto riguarda nello specifico il car sharing,  viene utilizzato per diverse motivazioni.  Quella adottata più frequentemente è l’utilizzo in sostituzione dei mezzi di trasporto pubblico locale (45%). Il 25% in sostituzione della  macchina di proprietà, il 15 % per avere accesso alle ZTL, il 15% per i vantaggi nel parcheggio.

“Il car sharing in sostituzione dei mezzi di trasporto pubblico  non è da definirsi propriamente positivo,  poiché un suo utilizzo ad integrazione avrebbe sicuramente ripercussioni di più vasta portata a livello sistemico”, ha commentato Tina Napoli, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva. “I cittadini”, ha continuato, “potranno considerare in maniera concreta e seria l’idea di non possedere più una macchina vedendo ugualmente garantito il proprio diritto alla mobilità solo in uno scenario in cui l’offerta sia  garantita da più soggetti che agiscono in maniera complementare tra di loro e non alternativa, come invece emerge ad oggi dalla consultazione, e che agiscano con criteri di trasparenza, correttezza e in un quadro ben delineato di tutele per i cittadini.

Il 30% delle persone che hanno usato il car sharing dichiara infatti di aver subito un disservizio: dalla fatturazione errata al veicolo in condizioni non adatte per viaggiare, dalle prenotazioni disattese agli oggetti smarriti, fino alla disomogenea copertura territoriale. Il 33% ha presentato reclamo, ma solo uno su due ha ricevuto risposta. Ed è infatti chiara la richiesta di interventi sia sul fronte della qualità che della tutela dei propri diritti (82% e 76%).
Elementi preoccupanti  che emergono dall’indagine riguardano il livello di conoscenza che il consumatore ha del servizio, sia in termini di condizioni di utilizzo, sia in termini di privacy. Solo il 55% degli utenti legge le condizioni di utilizzo, e in questa fascia di cittadini meno della metà le considera trasparenti e di facile lettura. Per quanto riguarda la privacy, 64% ignora il modo in cui saranno trattati i propri dati personali successivamente alla registrazione sulla piattaforma.

“All’indomani del riconoscimento ufficiale della rilevanza economica del settore della sharing mobility, sancita dall’ingresso in Confindustria, e alla vigilia del lancio di nuovi servizi urbani progettati in maniera partecipata”, afferma Tina Napoli, “diventa sempre più urgente intervenire per rinforzare con regole chiare e uniformi questo nuovo settore, in termini di qualità del servizio, sicurezza, trasparenza e informazione, tutela del consumatore e della privacy. Solo in questo modo le grandi opportunità legate alla rivoluzione che stiamo vivendo grazie alla diffusione delle nuove tecnologie potranno essere godute da tutti noi senza spiacevoli effetti collaterali”.

L’81% si dichiara disponibile a pagare un abbonamento integrato comprensivo di  trasporto pubblico locale tradizionale e nuove forme di mobilità (car sharing, car pooling, bike sharing, parcheggi di scambio, e sarebbe disponibile a fornire i dati sulla propria mobilità (con garanzia dell’anonimato) per scopi di ricerca e con la finalità di migliorare le condizioni della circolazione e la sicurezza sulle reti stradali.

Ultimo dato è quello relativo al fenomeno del car sharing tra privati: il 77% del campione si dichiara  in disaccordo sul fatto che non sia possibile attuare forme di car sharing tra privati in Italia. E a livello locale funziona la comunità: il 57% sarebbe disponibile ad aderire come passeggero e/o conducente a  un gruppo di car pooling del proprio quartiere/zona di residenza.

La ricerca è stata realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università della Calabria, per la formalizzazione di alcune domande.

Ufficio Stampa

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