Diritto al lavoro, diritto alla salute e tutela dell’ambiente non siano mai diritti intercambiabili.
Un giorno importante per tutto il paese, per la popolazione tarantina, per le centinaia di associazioni, tra cui Cittadinanzattiva nazionale e Cittadinanzattiva Puglia, che si sono costituite parte civile nel processo “Ambiente svenduto”. La pronuncia della Corte di Assise di Taranto rende giustizia a tutti i cittadini che per anni hanno lottato per denunciare il disastro ambientale causato dalle emissioni dell’acciaieria e l’aumento vertiginoso delle patologie tumorali e delle morti ad esso conseguenti. Una sentenza che, pur non potendone ripagare sofferenze e lutti, riconosce anzitutto risposte chiare ai cittadini di Taranto e dignità alla loro battaglia e attribuisce responsabilità precise ad istituzioni, proprietari ed amministratori dell’impianto, facendo luce sull’intreccio politico economico che ha totalmente sacrificato tutela della salute e protezione dell’ambiente.
In un momento in cui si ragiona di “transizione ecologica”, occorre ripartire da questa sentenza, così come dalla significativa confisca dell’area a caldo dello stabilimento, per lavorare ad una futura riconversione economica del territorio capace di coniugare tutela delle persone e dei lavoratori e salvaguardia dell’ambiente.