Illustrissimo sig. Presidente,
ci rivolgiamo a Lei in quanto, come moltissime volte nel recente passato, figura di garanzia nel delicato momento che prepara la campagna elettorale per le Politiche del 25 settembre 2022; ma soprattutto poiché, Presidente, Lei non ha mai mancato di evidenziare il livello di fiducia e di aspettative che ripone nella partecipazione dei cittadini sia da singoli sia quali componenti di organizzazioni e di soggetti collettivi.
Ci rivolgiamo a Lei come singola organizzazione di attivismo, rivendicando l’idea di un impegno politico distinto dalle forme della democrazia rappresentativa e che ha nell’autonomia il suo tratto distintivo e riconosciuto in Costituzione; ma anche come componente di numerose reti, compagini, alleanze, coalizioni civiche - aggettivo questo di cui, come mondo, rivendichiamo la proprietà - caratterizzate dall’idea che solo l’unione faccia la forza e che gli obiettivi di interesse generale si perseguano superando logiche divisive e approcci autoreferenziali.
Per questo, rivolgendoci a Lei, abbiamo l’ambizione di parlare soprattutto di futuro della democrazia, di innovazione democratica: poiché uno dei modi per costruire il futuro è non mancare le occasioni del presente, specialmente se queste sono il frutto di nuove modalità e di forme mature e consapevoli di partecipazione e di rimozione degli ostacoli all’uguaglianza dei cittadini, proprio come recitato dalla Costituzione.
Ed è di quattro occasioni che rischiano di essere sprecate quello di cui vogliamo parlarle in questa lettera, per salvare il salvabile in alcuni casi o per evitare che alcuni obiettivi che sembravano molto vicini possano essere aggirati ed elusi. Sono obiettivi su questioni e temi diversi, sicuramente, ma tutti caratterizzati dal fatto di essere oggetto di proposte sistematiche, ampie, condivise da un novero quantitativamente e qualitativamente rilevante di soggetti civici, e di caratterizzarsi per un livello di definizione che non si limita a fare pressione per richiedere dei diritti, ma ha progettato misure e strumenti per renderli operativi ed esigibili. Sono tutte proposte, infine, che hanno incontrato attenzione da tutte, a volte, o da molte istituzioni e forze partitiche con cui ci siamo confrontati e abbiamo collaborato; eppure che rischiano di essere travolte dai diktat dell’audience o dell’ideologia, soprattutto in questo periodo di campagna elettorale.
Per noi di Cittadinanzattiva, e per tutti coloro con cui abbiamo collaborato per il perseguimento di questo obiettivo, la prima occasione mancata sarebbe non liberare tutti i bambini dalle carceri italiane: ci siamo andati tanto vicini, con l’approvazione della legge alla Camera dei Deputati e il passaggio al Senato, che ci auguravamo potesse essere agile; davvero sarebbe inaccettabile non chiudere questo brutto capitolo. Le forze parlamentari hanno votato con una maggioranza amplissima il provvedimento e sarebbe bello se la prossima legislatura, qualunque sarà, inaugurasse con una norma di attenzione ai bambini il suo percorso; sarebbe degno di un Paese evoluto, e coerente anche con le posizioni di quelle forze politiche che, con parole aperte, rivendicano nell’essere donne e mamme alcuni dei propri riferimenti identitari.
La seconda occasione persa sarebbe non investire, attraverso l’istituzione di uno ius scholae, sulle tante ragazze e sui tanti ragazzi italiani in tutto, tranne che per il diritto alla cittadinanza. È una misura coerente con la realtà e col tempo che viviamo, anzitutto. È una misura promossa da tutte le organizzazioni della società civile, ma anche, nella sua formulazione ultima arrivata al dibattito parlamentare, sostenuta trasversalmente da molte delle forze politiche. Sarebbe una misura di giustizia verso le persone, senz’altro, ma anche una misura che rivelerebbe l’intelligenza di un Paese che, dopo aver investito su quelle persone, mette a frutto il suo investimento anziché sprecarlo. Sarebbe una misura appropriata anche in tempi di inverno demografico come quello che caratterizza il nostro Paese, sceso per la prima volta nel 2021 sotto la soglia dei 400.000 bambini nati.
La terza occasione persa sarebbe mancare l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza in sanità, fermi al 2017, oltre che l’investimento sui Livelli essenziali delle prestazioni sociali come perimetro per garantire a tutti i cittadini del nostro Paese le stesse condizioni: una democrazia che riconosce il diritto alla salute come tutela degli individui, oltre che della collettività, non può, signor Presidente, sopportare che vi siano cittadini di serie A e cittadini di serie B nel nostro Paese, che alcuni possano godere di servizi e prestazioni di cui altri neppure conoscono l’esistenza. Quando si parla di regionalismo differenziato si farebbe bene a perseguire l’idea di una solidarietà differenziata per e fra Regioni, e non di spinte autonomistiche, specie dopo quello che il governo della pandemia dovrebbe averci insegnato. Anche in questo caso non si tratterebbe di una solidarietà pelosa, ma di una visione strategica perché per un Paese complessivamente forte bisogna guardare il Nord dal Sud, il centro dai margini, le città dalle aree rurali. Si tratterebbe, inoltre, di un investimento non soltanto sui cittadini, ma anche sugli operatori e sugli erogatori di servizi e prestazioni sociali e sanitarie, categorie messe a dura prova proprio dalle difficoltà del periodo pandemico.
Infine, Presidente, la quarta occasione sprecata sarebbe la mancata approvazione di una riforma per la popolazione anziana non autosufficiente, in un Paese dove nel 2050 1 persona su 25 sarà affetta da demenza. Per questo con circa 50 soggetti della società civile abbiamo costruito una proposta sistematica per una riforma attesa dagli anni Novanta e finalmente prevista dal PNRR che, per la forza e l’organicità dei contenuti, ha incontrato l’interesse delle forze istituzionali.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri, i Ministeri competenti hanno lavorato anch’essi a un disegno organico, che abbiamo la speranza che abbia colto anche molti dei nostri punti qualificanti. Noi esigiamo che questa proposta non si blocchi, che sia approvata dal Consiglio dei ministri e sottoposta al lavoro del prossimo Parlamento. È possibile anche in un periodo di transizione come questo, poiché si tratta di una Riforma per la quale il PNRR indica la scadenza della primavera 2023.
Pensi quale danno sarebbe, Presidente, mancare una delle previsioni più importanti del PNRR, e soprattutto mancare le aspettative di più di 3.000.000 di cittadini italiani, in questo momento, e delle loro famiglie.
Pensiamo, Presidente, che lavorare su queste questioni significhi liberare il futuro da un pezzo di ipoteca del presente. Questa tensione a liberare il futuro non connota al momento, ci sia concesso dirlo, l’operato delle forze politiche nei luoghi della rappresentanza istituzionale, e di conseguenza molte delle decisioni che vengono prese: noi, organizzazioni di attivismo civico, continuiamo a scommettere sul dialogo, sul confronto e anche sul conflitto con le forze politiche, a lavorarci, anche perché incontriamo nel mondo delle istituzioni tanti interlocutori volenterosi e competenti: manca da parte loro una tensione collettiva però, una logica di sistema, un approccio strategico e di lungo periodo, e questo rende molto faticoso, anche se imprescindibile, la nostra attività di innovazione democratica, alla quale i partiti dovrebbero invece guardare con rispetto e attenzione. Dall’enumerazione di quelle che potrebbero essere quattro occasioni mancate ci pare di poter dire, Presidente, che non risponde a verità l’idea che il mondo civico, e il cosiddetto terzo settore in particolare, sia capace di concepire sì azioni meritorie, ma frammentate e non di sistema, o che la sua vocazione sia quella di limitarsi a monitorare o a orientare l’operato delle istituzioni. Quello che accade ormai assiduamente è semmai il contrario: che, a fronte di un impegno e di una visione forti del mondo civico, quello che ci limita e ci amareggia è semmai la mancanza di tempi, luoghi e procedure che diano cogenza alle nostre proposte, che costringano le istituzioni a farsene carico anche in presenza di improvvisi cambiamenti nella scena politica, che evitino, come sta avvenendo nello scorcio di questa legislatura, di perdere occasioni importanti per il futuro del Paese. E questo, anche per il futuro vorremmo evitarlo, con il suo aiuto Presidente.
Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva