Le notizie allarmanti di questi giorni sulla sicurezza degli ospedali hanno suscitato molti timori presso i cittadini, non solo per le immagini trasmesse in televisione di mozziconi per terra, barelle abbandonate e camici bianchi a spasso. Ciò che ci ha allarmato è il fatto che di tutto questo si parli perché un giornalista, a cui va tutto il nostro plauso, ha fatto scoppiare la notizia. E prima? E dopo, quando i riflettori si spegneranno?
Fortunatamente ci sono i cittadini, con la loro rabbia e la loro voglia di non accettare ineluttabilmente che i nostri ospedali siano sporchi e pericolosi.
Infatti, nel corso dei sette anni in cui Cittadinanzattiva, attraverso il suo Tribunale per i diritti del malato, ha condotto la Campagna “Ospedale sicuro” di cose ne sono cambiate tante: impianti elettrici messi a norma, sale operatorie ristrutturate, dirigenti rimossi per negligenza, segnaletica affissa, meno barriere architettoniche. Ma tutto questo non basta ancora visto che il 30% delle strutture sanitarie è sotto una soglia accettabile di sicurezza, almeno dal punto di vista igienico-sanitario. Per questo dobbiamo continuare a vigilare e denunciare.
Chiediamo ad ogni cittadino, che vuole fare il cittadino attivo “spazientendosi” per quello che vede e che patisce, di segnalarci ogni situazione di mancanza di igiene e di sicurezza che incontra negli ospedali e negli ambulatori: i rifiuti abbandonati, i fili elettrici scoperti e pendenti, i panni sporchi che non vengono rimossi, la sporcizia e la polvere, il personale a spasso con gli abiti da lavoro, le sedie rotte e i macchinari abbandonati, le uscite di sicurezza ostruite, i bagni sporchi e senza carta igienica.
Insomma tutto ciò che non si accetterebbe di trovare a casa propria.
Potete segnalarci questi fatti per iscritto o, meglio, mandarci le foto o i filmati via telefonino o e-mail. Noi ci preoccuperemo di pubblicizzarle e soprattutto di recapitarle ai diretti responsabili perché provvedano. Facciamo sentire e vedere a chi governa la sanità che non vogliamo essere ospiti ma i veri padroni di casa della Repubblica.
di Teresa Petrangolini
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