Con il bilancio sociale 2007, integrato dal curriculum dei primi
trent'anni di Cittadinanzattiva, abbiamo provato a rendicontare le nostre
attività e la nostra storia.
Cittadinanzattiva non ci sarebbe senza le persone che in questi trent'anni ne hanno garantito la vitalità. Sono la sua sostanza, la sua ragion d'essere: fare i cittadini per tutelare i propri diritti, diritti a tinte forti. Farlo stando alle radici dell'erba.
Per questo, in occasione del trentennale della nostra attività e della stesura del nostro quarto bilancio sociale, abbiamo avvertito l'esigenza di incontrare, in un evento che si è svolto il 30 settembre presso la sede romana di Reti a Palazzo Grazioli, alcuni amici e interlocutori che, in questi anni, hanno scelto di fare un pezzetto di strada con noi e che, quindi, si riconoscono nell'impegno di un movimento di cittadini che crede che cambiare lo stato delle cose sia possibile con il contributo di tutti, a partire dalle situazioni quotidiane, quelle che riguardano tutti.
Come è andata in questi trent'anni? Siamo partiti dall'idea che fosse possibile evitare la sofferenza inutile patita negli ospedali, poi ci siamo occupati di tutela dei diritti in quanto consumatori e fruitori dei servizi, in quanto genitori o studenti nelle scuole, in quanto vittime del sistema giudiziario, in quanto cittadini europei, in quanto stakeholder delle imprese.
Abbiamo sempre lavorato con l'idea di contribuire a far funzionare la democrazia, non limitandola al mondo dei partiti e delle istituzioni, ma allargandola a tutti. Democrazia è ascoltare i cittadini, è aprire le porte, garantire spazi, offrire opportunità, rompere le oligarchie e smascherare i privilegi, ricordarsi da che parte sta l'interesse generale.
In questi anni siamo cresciuti: centinaia di punti rete sul territorio che consentono di portare avanti le nostre attività.
Perché abbiamo sentito il bisogno di un incontro al quale erano presenti istituzioni, imprese, sindacati, mondo dei media? Perché siamo in una crisi profonda, nazionale e internazionale, che si incupisce sempre di più. Nessuno può farcela da solo, ma è necessario riscoprire il senso dell'interesse generale.
Il dialogo più importante non è quello tra i partiti o tra le imprese e la politica. Il dialogo su cui si fonda il futuro del paese è quello che riguarda il rapporto tra le istituzioni e i cittadini, tra le imprese e i poteri forti e la società. Per fare questo è necessario un presupposto: che si consideri il cittadino come una risorsa e la cittadinanza attiva come un bene prezioso.
In questi anni abbiamo cercato - noi come altri soggetti simili a noi - di costruire una dimensione civica della politica in cui fosse possibile ricostruire un ambiente favorevole alla crescita di una nuova classe dirigente del paese. È ancora una strada tutta in salita, ostacolata da caste, interessi, omertà e attaccamento malsano alla cosa pubblica. Comunque noi come Cittadinanzattiva siamo nati per questo e continueremo a lavorare per questo.
Teresa Petrangolini
Segretario generale di Cittadinanzattiva
Alcuni scatti dell'evento di presentazione del Bilancio Sociale
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Il seguente articolo è tratto dal Sole24Ore di lunedì 29 settembre 2008
Cittadinanzattiva rilancia la sfida con l’audit civico
Si chiama valutazione civica ed è la nuova sfida di Cittadinanzattiva, organizzazione da 30 anni in campo per tutelare i diritti e promuovere la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali del nostro Paese. L’audit civico è uno strumento che, in sintesi, consente di valutare le politiche e i servizi pubblici sulla base di un cruscotto di indicatori elaborato grazie a informazioni raccolte dagli utenti, abilitati dopo un percorso di formazione. Un metodo applicabile a diversi livelli, nelle strutture sanitarie e nelle scuole, nei contratti bancari e nei rapporti con le assicurazioni, con il duplice obiettivo di migliorare la qualità offerta e, al tempo stesso, valorizzare il ruolo e i contributi dei cittadini.
Interessi collettivi
La scommessa è impegnativa, ma non certo fuori misura per un’organizzazione che, fin dalle origini, si è focalizzata sull’obiettivo di organizzare e far pesare gli interessi collettivi, in un Paese come l’Italia, che “oscilla tra la mancanza di consenso delle istituzioni pubbliche e l’irrilevanza della società civile”, come ricorda Giovanni Moro, per anni segretario generale di Cittadinanzattiva, oggi presidente della fondazione Fondaca.
In realtà “nella società civile le energie non mancano, ma la voglia di fare non è adeguatamente supportata”, commenta Teresa Petrangolini, attuale segretario generale dell’organizzazione. Si spiega anche così la messa a punto degli indicatori di valutazione civica, “un modo concreto per consentire a tutti, all’occorrenza, di aprire le porte delle Amministrazioni pubbliche e interloquire in modo costruttivo”.
La scelta ha già avuto un primo riscontro nell’ambito della Sanità: nel 2007 l’allora ministro Livia Turco ha riconosciuto il ruolo di valutatori civici nei processi di analisi qualitativa dei servizi Asl. Più recentemente, in campo bancario, sono state passate al setaccio e congiuntamente riviste le clausole contrattuali dei clienti del gruppo Unicredit.
Obiettivo innovazione
Successi di tappa che, al traguardo del trentesimo anno, permettono all’associazione di immaginare un futuro all’insegna dell’innovazione. “La caratteristica fondamentale – afferma Teresa Petrangolini – è stata sempre la capacità di anticipare i tempi, tracciando percorsi che, poi, diventano altrettante priorità dell’agenda pubblica”. Fu così nel 1980 con la “Rete di difensori civici”, prototipo di un modello poi evoluto nel sistema di Protezione civile, e con il Tribunale per i diritti del malato, diventato oggi un presidio diffuso su tutto il territorio nazionale, con oltre 350 punti di contatto all’interno degli ospedali.
I trent’anni di attività e i prossimi impegni sono riassunti nel bilancio sociale che Cittadinanzattiva ha presentato ufficialmente. Un documento che, per la prima volta, affianca al consuntivo della struttura nazionale, quelli di quattro delle 19 realtà regionali. L’organizzazione ha raccolto nel 2007 tre milioni di euro, di cui oltre due da aziende private. Il 60,4% delle uscite è stato impiegato direttamente nella realizzazione delle attività e un ulteriore 11% è stato finalizzato ai rapporti di partnership, mentre i costi di struttura hanno assorbito il 13,8% delle risorse. Il profilo degli iscritti conferma una larga maggioranza di volontari rispetto ai dipendenti o collaboratori, e una significativa prevalenza di donne e giovani. Una buona garanzia, quest’ultimo dato, in vista dei prossimi traguardi.