C'è un momento in cui la responsabilità, in un paese normale, dovrebbe avere la meglio sui calcoli politici, sulle decisioni che sono legate all'autoconservazione, sulla tutela e la protezione di sé, dei propri amici, degli amici degli amici.
C'è un momento in cui, una volta tanto, la strumentalizzazione, gli interessi particolari, il giocare sulla pelle di un paese dovrebbe lasciare il passo all'onestà, almeno intellettuale. Evidentemente a questo momento non siamo ancora arrivati. Ma quando è troppo è troppo.Quello che sta accadendo in queste ore è quanto di peggio potessimo aspettarci come epilogo di una legislatura totalmente al di sotto delle attese, in un Paese che attende da una vita riforme che non arrivano mai.
L'idea poi da parte dell'ex Presidente del Consiglio Berlusconi di ricandidarsi è persino una offesa all'intelligenza delle persone: scelta legittima certo, ma non se motivata con il fallimento del governo Monti.
A questo punto verrebbero spontanee almeno 5 domande da fare all'ex Presidente del Consiglio:
- Ha votato o meno nell'ultimo anno oltre 50 volte la fiducia al governo attuale? Se il governo Monti stava avendo una condotta fallimentare, ci ha messo un anno per accorgersene?
- Chi ci ha portato nella situazione di emergenza nazionale nella quale eravamo prima del governo attuale, in una situazione "quasi greca" con buchi giganteschi nei bilanci dello Stato che hanno richiesto in quest'ultimo anno sacrifici durissimi alle famiglie italiane?
- È vero o non è vero che solo 8 mesi prima della caduta del precedente governo il ministro Tremonti diceva che l'Italia era in piena sicurezza, mentre Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna erano già sull'orlo di o in pieno baratro?
- La colpa di quella situazione drammatica della finanza pubblica era solo dei banchieri e degli speculatori cattivi o piuttosto di una incapacità strutturale di governo del paese che, in oltre dieci anni, ha avuto una crescita da prefisso telefonico mentre le più importanti economie internazionali (e per la verità anche quelle meno importanti) crescevano molto di più della nostra?
- È serio in un paese serio promettere ai cittadini di togliere l'ICI, poi toglierla e creare un buco enorme nelle amministrazioni locali (che di questo vivevano...), costrette a tagliare i servizi e ad aumentare le tariffe per riuscire a sopravvivere con conseguenze pesantissime sulle famiglie così come è stato fotografato molto bene dall'Osservatorio prezzi e tariffe (su asili nido, acqua, rifiuti, trasporti pubblici locali etc.) della nostra organizzazione?
Per quanto ci riguarda abbiamo avuto in parecchie occasioni da ridire sull'operato del Presidente Monti. Non siamo stati d'accordo su alcune scelte strategiche, non ultima quella del decreto Ilva che abbiamo criticato duramente e con nettezza. Abbiamo criticato anche vari Ministri, che non abbiamo ritenuto all'altezza.
Detto questo, va dato atto al Presidente del Consiglio di aver riportato al centro del dibattito una serie di temi, dalla peso della corruzione sullo sviluppo a quello delle riforme economiche sulla libertà di impresa, alla riforma del finanziamento del servizio sanitario nazionale. Tutti temi su cui si possono avere idee diverse (e noi le avevamo e le abbiamo espresse chiaramente...), ma che sono argomenti "sani" su cui un paese normale dovrebbe dibattere, dividersi e poi decidere quando ci si avvia ad una tornata elettorale importante come quella che ci attende.
Invece niente.
I partiti, in particolare quello che ha appena tolto la fiducia a questo governo, si sono lamentati per quasi un anno del fatto che il cosiddetto "governo tecnico" limitasse le prerogative del Parlamento.
Vista col senno di poi è una affermazione quasi ilare. È da marzo che le più alte cariche dello Stato (in primis il Presidente del Senato) ci dicono con cadenza quasi settimanale che si sarebbe calendarizzata ad horas la discussione sulla legge elettorale e sulla riforma del tanto odiato (a parole...) Porcellum. Ci è stato detto che su questo la politica e la leadership della stessa si giocavano la propria credibilità... Detto fatto. Andremo alle elezioni con la stessa, vergognosa, legge attuale che mette nelle mani di poche persone la "nomina" dei parlamentari. Se questa mancata riforma doveva dare la misura della credibilità di questo parlamento stiano sicuri i leader che il messaggio è arrivato ai cittadini forte e chiaro.
Quello che ora ci attende è il rischio di una campagna breve ma "balcanizzata", dura, senza esclusione di colpi, discussa e giocata con cinismo sulla pelle delle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese e di giochetti ne hanno le scatole piene, facendo promesse che non si riusciranno a mantenere pur di salvare la propria traballante poltrona. Magari prendendosela con l'Europa, con i banchieri, con la Germania, con complotti di oscuri "poteri forti" che stanno tramando per distruggere l'Italia...
Basterebbe fare un minimo di analisi di coscienza, verificare che siamo in questo stato per una classe dirigente che da molti anni si è dimostrata a dir poco scarsa, per non dire altro. Basterebbe questo per evitare di andare a cercare colpevoli laddove non ce ne sono, basterebbe evitare di "prendersela con l'arbitro" quando si è incapaci di giocare bene.
Anche noi parteciperemo alla campagna elettorale, certo a modo nostro, come un movimento che fa della battaglia per la tutela dei diritti, della promozione della partecipazione civica e della legalità dei paletti da cui non si può prescindere e non certamente per sostenere un partito o un altro.
Faremo di tutto per far sì che chi si candida a governare questo Paese dica delle cose chiare e nette prima delle elezioni sul futuro della scuola, sull'ammodernamento della giustizia, sul servizio sanitario nazionale, che non può avere cittadini di serie a e di serie b, sui servizi pubblici locali.
Presseremo e monitoreremo, chiederemo e verificheremo. Faremo emergere le incongruenze nei programmi e nelle proposte, comunicheremo ai cittadini chi accetterà di impegnarsi trasparentemente su alcuni temi che ci stanno a cuore, difenderemo l'Europa e le sue istituzioni da ogni volgare strumentalizzazione per fini più o meno di bottega. Vedremo come saranno fatte le liste, se necessario ci esprimeremo quotidianamente per far sì che il voto di tutti noi cittadini di questo paese, quale che sia lo schieramento che ognuno di noi vorrà scegliere, sia espresso in modo consapevole.
Lo faremo perché amiamo il nostro Paese e apprezziamo la forza e il coraggio delle tante persone che tutti i giorni, facendo onestamente il proprio dovere, lavorando o cercando un lavoro, con grande dignità, hanno la speranza di costruire - per sé e per i propri figli - un Paese migliore. Gli italiani sono ricchi di civismo e disponibilità, molto più di quanto si voglia far credere. In Italia esistono giacimenti importanti di partecipazione e di sensibilità a partire dai quali può ripartire il cammino per dare un futuro al nostro paese.
Le persone che ogni giorno incontriamo sono fortemente impegnate a migliorare la qualità della vita di tutti e mostrano di essere migliori di quei pezzi di classe dirigente che vorrebbero sfasciare tutto, mostrando attenzione soltanto per i propri interessi egoistici. Queste persone meritano rispetto e fiducia, e meritano una classe dirigente degna di questo nome. Per quello che ci riguarda nei prossimi mesi saremo cittadini ancora più attivi e, con quello di cui siamo capaci, proveremo a dare il nostro contributo in questa direzione. Ci accompagnerà la fiducia nelle capacità degli italiani e la consapevolezza che tutti insieme usciremo da questo momento di difficoltà.
Di Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva
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E intanto, i cittadini si fanno i conti in tasca. La “spending review” delle famiglie in un articolo di Ettore Livini per Repubblica