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Editoriali

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Abbattere i luoghi comuni che spesso accompagnano gli immigrati per considerarli parte attiva della nostra società, elevando il fenomeno stesso dell’immigrazione-integrazione a “bene comune”. È il messaggio che abbiamo voluto lanciare con il convegno internazionale “I nuovi cittadini. Dai luoghi comuni ai beni comuni: l’immigrazione tra diritti, responsabilità e partecipazione” da noi promosso insieme all’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia e Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato. Essere riusciti ad alimentare il dibattito con il contributo di chi sull’argomento ha una tradizione ed un’esperienza consolidata lo riteniamo già di per sé un successo.

Perché se è vero che il binomio immigrazione-integrazione rimane sempre e ovunque una questione aperta, scevro da qualunque ipotetico modello vincente, è altrettanto vero che un approccio proficuo non può prescindere da un serio confronto e scambio di buone pratiche. E da questo punto di vista gli Stati Uniti d’America, proprio perché ne hanno viste di tutti i colori, hanno sul tema immigrazione una grande sapienza.
La chiave con la quale abbiamo voluto approcciare il tema è quella propria di un Movimento che da oltre 30 anni si occupa di tutelare i diritti e di promuovere la partecipazione civica. Da tempo, su questi versanti sta emergendo nel tessuto sociale un nuovo protagonista: il cittadino immigrato, al tempo stesso portatore di diritti e bisognoso di tutela. È la realtà stessa che ce lo impone, in quanto crescono negli anni le segnalazioni raccolte dai nostri centri di ascolto e di tutela. Da esse, emerge nitida la condizione di estrema “precarietà dei diritti” in cui versa gran parte della popolazione immigrata nel nostro paese alle prese con il servizio sanitario piuttosto che la giustizia o le tante facce della Pubblica Amministrazione.
A questa richiesta di tutela, fortunatamente, se ne sta affiancando una che è propriamente una richiesta di partecipazione, propria di tanti cittadini extracomunitari che sempre più sentono il bisogno di ricoprire un ruolo attivo, da protagonista, nella società civile. Diverse, al riguardo, sono le richieste di associazioni – specie di immigrati di seconda generazione – che hanno deciso di collaborare con noi (se non proprio di federarsi) su tematiche di interesse generale. Dal nostro punto di vista, un bel riconoscimento e una responsabilità non indifferente! In generale, il segnale che tanti cittadini immigrati inviano alla società nel suo insieme è senza dubbio una buona notizia, e assume una rilevanza particolare in questo 2011, Anno Europeo delle attività volontarie promosse dalla cittadinanza attiva.
Proprio sulla scia di questa spinta, ci aspettiamo dalla classe politica una decisa inversione di rotta, per abbandonare la filosofia della “resistenza contro gli invasori” e la logica giuslavorista che ispira la legislazione vigente al fine di avallare iniziative capaci di promuovere un modello di integrazione basato sul riconoscimento ed il rispetto di valori condivisi, a cominciare da quelli costituzionali. Al Governo e al Parlamento, su tutti, l’invito ad una rivisitazione del concetto stesso di cittadinanza, per poter arrivare ad un riconoscimento della cittadinanza ai tanti “italiani di fatto ma non di diritto”, e il riconoscimento del diritto di voto per le elezioni amministrative. Su questi due fronti, Cittadinanzattiva non mancherà di dare il proprio sostegno.

Antonio Gaudioso, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva

Per ascoltare gli atti del convegno clicca qui
L'articolo di Vittorino Ferla, responsabile dell'Ufficio relazioni istituzionali clicca qui
La presentazione dell'intervento di Adriano Amadei, Segretario regionale Toscana clicca qui

 

Antonio Gaudioso

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