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Editoriali

punto_01_07_10Il provvedimento sulle intercettazioni, contro cui è scesa in piazza la Federazione nazionale della stampa,  è un classico esempio della ‘doppia agenda’ che oppone la politica ai cittadini. Esso è presente nell’agenda della politica perché si tratta di un conflitto di poteri tra il ceto politico, i giornalisti e la magistratura. In questo conflitto i cittadini sono soltanto degli spettatori, che non corrono alcun rischio reale di violazione delle loro privacy...

...come pure nel dibattito si vorrebbe far credere e che non hanno alcun interesse a partecipare al regolamento dei conti in corso tra i poteri in campo.

Il provvedimento si basa su tre argomentazioni false.

Primo: non è vero che il problema riguarda la generalità delle persone. Viceversa, i casi di cui si parla sono limitatissimi e toccano soltanto esponenti delle classi dirigenti: il provvedimento è immaginato in sostanza per tutelare una cerchia assai ristretta di soggetti.

Secondo: non è vero che non esistono norme che tutelano la privacy. Se abusi e violazioni di legge ci sono stati – e ci sono stati – vanno perseguiti e puniti applicando il diritto già esistente. Se lo Stato non è in grado di assicurare la certezza delle regole non sarà una nuova legge a cambiare la situazione.

Terzo: non è vero che le intercettazioni costano troppo. Viceversa, rispetto alle risorse impiegate, le intercettazioni sono altamente ‘remunerative’ perché permettono il recupero di un’elevata quantità di beni e risorse in precedenza sottratte alla collettività.

Per questo Cittadinanzattiva invita la Camera dei Deputati a respingere il provvedimento per tre motivi.
Primo: perché limitando l’uso di uno strumento così efficace come le intercettazioni, si mette deliberatamente in ginocchio il servizio giustizia, che è già attualmente uno dei più inefficienti nel nostro paese.
Secondo: perché limitando le intercettazioni si mette a rischio la tutela della legalità in un paese con i più alti indici di corruzione e di criminalità organizzata, questi sì fenomeni che hanno un impatto gravissimo sulla vita quotidiana di milioni di cittadini italiani.
Terzo: perché la stretta sulle intercettazioni, in un colpo solo, comprime, da un lato, il principio di trasparenza per il quale chi esercita poteri pubblici deve rendere conto delle proprie azioni e, dall’altro, il diritto di accesso alle informazioni che permette ai cittadini di sapere e che deve essere esercitato liberamente.


Vittorino Ferla
Direzione nazionale Cittadinanzattiva
Redazione Online

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