Tariffe stabili per i nidi, in leggero aumento per le mense. Ai bambini piace mangiare in compagnia, ma solo uno su dieci consuma tutto.
Una famiglia media italiana, con un bimbo al nido e un altro alla materna o primaria, spende al mese 382€, precisamente 300€ per la retta dell’asilo e 82€ circa per la mensa.
Le tariffe restano sostanzialmente stabili a livello nazionale per gli asili nido, in leggera crescita per le mense scolastiche (+0,7% nell’infanzia, +1,4% nella primaria). A pesare sono soprattutto le differenze regionali e fra i singoli capoluoghi di provincia: per i nidi si va dai 100€ al mese di Catanzaro ai 515€ di Lecco; per la mensa scolastica dai 32€ di Barletta ai 128€ di Livorno.
Il Sud, virtuoso sui costi, pecca però sulla disponibilità di posti all’asili nido e sulla carenza del servizio di ristorazione scolastica. La copertura dei nidi sulla potenziale utenza è solo dell’11,2%, rispetto alla media nazionale del 21,7%; in sette regioni del Sud e delle isole, più dei due terzi dei bambini non usufruisce del servizio mensa.
Sul “piacere” di mangiare a scuola, permangono giudizi contrastanti da parte degli studenti: più di uno su due (57%) sostiene di farlo volentieri, ma solo il 14% gradisce tutti i cibi serviti (verdure e pesce i più rifiutati); la monotonia del cibo, le scarse porzioni e l’ambiente triste e disadorno sono tra i principali motivi per cui il 43% degli studenti non ama mangiare a scuola. Il 59% del cibo avanzato viene buttato.
Questi i dati contenuti nel II Dossier “Servizi in…Comune. Tariffe e qualità di nidi e mense”, diffuso oggi da Cittadinanzattiva. Sul sito web www.cittadinanzattiva.it è disponibile l’intero Dossier con i dati per singola Regione e capoluogo di provincia. È inoltre disponibile un elenco delle principali forme di sostegno alla genitorialità, con criteri per accedervi e importi erogati.
Le rette di asili nido e mense scolastiche per singoli capoluoghi di provincia
E’ di 300€ la tariffa media mensile che una famiglia tipo (3 persone con un minore al di sotto dei 3 anni e un ISEE di 19.900€) sostiene per il nido comunale nell’anno scolastico in corso. La Calabria è la regione più economica (160€), il Trentino Alto Adige la più costosa (472€). In Sicilia l’aumento più consistente, +4,6%, rispetto al 2017/18, seguita dalla Campania (+4%); mentre la Liguria registra una variazione all’ingiù del 5%.
Fra i capoluoghi di provincia, Catanzaro è la più economica (100€), Lecco la più costosa (515€). Aumento record dell’80% ad Agrigento, mentre le rette diminuiscono a Ravenna (-20,5%), La Spezia (-18%), Bologna (-17,8%), Ferrara (-10%) ed Udine (-4,8%).
Alle differenze di costi si affiancano differenze anche più rilevanti sulla disponibilità di posti nei nidi pubblici. La copertura media nazionale dei nidi sulla fascia di età 0-2 anni è del 21,7%, al Centro il primato positivo con una copertura del 30,2%, seguito dal Nord Est (28,1%), Nord Ovest (24,2%), fanalino di coda Sud e isole all’11,2%.
Sebbene abbiamo assistito ad un aumento del 50% di posti disponibili nel 2016 (315.683) rispetto al 2008 (210.541), siamo ancora lontani dall’obiettivo di copertura del 33% indicato dall’Unione europea; le uniche regioni a superare tale soglia sono la Valle D’Aosta, l’Umbria, l’Emilia Romagna e la Toscana. Il primato negativo va invece alla Campania e alla Calabria, dove non si raggiunge nemmeno la soglia del 10% di copertura della potenziale utenza.
Si attesta invece intorno agli 82€ la tariffa media nazionale per il servizio mensa nella scuola dell’infanzia o primaria. In entrambe si registra un aumento rispetto al 2017/18, dello 0,7% nel primo caso e dell’1,4% nel secondo. La mensa costa di più alle famiglie dell’Emilia Romagna che spendono mensilmente 104,10€; nella scuola dell’infanzia le famiglie meno tartassate sono quelle sarde con una spesa media per la mensa di 64,70€ e nella scuola primaria le pugliesi con 67,40€. L’aumento più rilevante (+11,5%) si registra nel servizio di ristorazione scolastica dell’Umbria, il maggior decremento invece in Sicilia (-7% per la mensa dell’infanzia e -2,7% per quella della primaria). Diminuisce il costo anche in Liguria (-3,2% in entrambi i cicli).
Si confermano come città meno cara Barletta (32€ mensili) e come più cara Livorno (128€).
Condizioni delle mense
L’indagine ha riguardato 51 scuole di 12 regioni (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria); 598 gli intervistati fra bambini, docenti, genitori e rappresentanti della Commissione mensa.
Il 10% non dispone di un locale mensa, ma si utilizzano le aule in cui si fa lezione o altre dedicate per far mangiare i bambini. Le mense monitorate sembrano in discreto stato dal punto di vista della sicurezza: solo il 4% ha distacchi di intonaco e l’8% altri segni di fatiscenza come umidità, infiltrazioni di acqua. Barriere agli ingressi nel 4% delle mense, pavimentazioni irregolari nell’8%, porte con apertura anti panico assenti nel 45%, però destano preoccupazione sia per bambini e adulti con disabilità motorie che per una eventuale evacuazione dai locali in caso di emergenza.
L’85% dei bambini ritiene che i locali siano abbastanza o molto puliti e luminosi, abbastanza o molto spaziosi per il 71% e sicuri per l’81%. Fra gli aspetti negativi segnalati dai bambini, l’80% ritiene che siano molto rumorosi, il 57% poco accoglienti e il 45% poco allegri.
Secondo i piccoli utenti gli arredi lasciano a desiderare: il 37% dichiara, infatti, che non siano né adatti né confortevoli.
Pro e contro la mensa
Il 57% dei bambini dichiara di mangiare a mensa con piacere, soprattutto perché può stare insieme ai compagni (90%). Fra quelli che non amano mangiare a scuola, il motivo per due bimbi su tre è la monotonia del cibo, per circa la metà la scarsità delle porzioni, per uno su quattro la fretta con cui bisogna mangiare e l’ambiente poco confortevole e colorato.
Un bambino e un docente su cinque conferma la presenza di alcuni compagni che portano il pasto da casa che viene consumato in un tavolo separato nella stessa mensa, o nell’aula in cui si fa lezione.
Qualità del cibo, per due genitori su tre porzioni adeguate ma solo poco più di uno studente su dieci mangia tutto
Solo il 14% dice di mangiare tutto a mensa, il 35% di mangiare solo alcuni cibi, in particolare dolci e gelato (77%), pizza (75%), carne (63%), frutta fresca (58%), pasta al pomodoro (50%). Fra i cibi meno graditi, verdure cotte e minestre (rifiutati da due terzi dei bambini), pesce (sgradito al 58%), pasta in bianco (44%).
Per l’81% dei genitori il menù è vario e rispetta la stagionalità dei prodotti. Rispetto alle quantità, il 65% ritiene che le porzioni siano equilibrate e l’83% che i propri figli mangino volentieri a mensa. Più della metà (58%) non sa se a mensa vengono serviti prodotti biologici.
Mensa sprecona: l’81% degli intervistati afferma che vengono usate tovaglie di carta per apparecchiare i tavoli della mensa, le stoviglie sono usa e getta nel 58% dei casi, l’acqua servita è quella di rubinetto nel 31%, nel 66% si beve acqua minerale.
Sulla base delle risposte delle Commissioni mensa, emerge che i cibi avanzati vengono per lo più buttati (59%), oppure riproposti a merenda (soprattutto pane e frutta).
Nel caso delle Commissioni mensa, la metà dei rappresentanti interessati conosce il Capitolato d’appalto. I rapporti con il Comune sono buoni nel 74% dei casi, quelli con le Aziende erogatrici nel 71%. Il servizio mensa è dato in appalto esterno in tre casi su quattro, per il restante quarto è comunale o autogestito. Per il 91% comprende solo il pranzo, per il 9% anche la merenda. Nel 60% dei casi esistono agevolazioni per le famiglie con difficoltà economiche. Gli altri sostengono che non ci sono agevolazioni (20%) o di non esserne a conoscenza (20%).
Le nostre proposte
Asili nido
- Nonostante i finanziamenti stanziati a sostegno dello sviluppo dei servizi per la prima infanzia, soprattutto per le aree del sud, ancora oggi si registrano forti differenze territoriali e scarsa trasparenza sulla destinazione ed utilizzo effettivo di tali fondi che non permettono di raggiungere gli obiettivi nazionali ed europei. È auspicabile quindi, che si incrementi il controllo, la trasparenza e la regolazione in un ottica di integrazione tra i vari attori coinvolti.
- Consolidare e sviluppare in altri territori le esperienze positive adottate in Friuli e Lombardia che rappresentano delle buone pratiche da replicare. Entrambe le Regioni hanno adottato misure per venire incontro alle esigenze delle famiglie con difficoltà nel sostenere la retta dell’asilo nido
Mense
- Così come avviene per i pasti erogati all’interno delle strutture ospedaliere, chiediamo che tale servizio rientri nei livelli essenziali delle prestazioni, ai sensi dell’art.117 della Cost. e dunque venga erogato gratuitamente. In attesa di tale misura, sia impedita l’esclusione dal servizio mensa (vedi caso Lodi) per qualsivoglia motivo, di natura sociale, religiosa, economica. Nello stesso tempo si sanzionino i genitori che furbescamente evadono il pagamento della retta.
- Istituire in tutte le scuole le Commissioni mensa, definendo e ampliando le funzioni attribuite alle stesse e prevedendo programmi di formazione rivolti ai membri delle Commissioni.
- Fare della mensa un momento educativo, attraverso una adeguata preparazione degli addetti alla somministrazione del cibo e una sensibilizzazione degli insegnanti che accompagnano i bambini, ma soprattutto attraverso la realizzazione di attività didattiche e progettuali durevoli nel tempo che coinvolgano anche le famiglie, per favorire l’adozione di scelte alimentari consapevoli e contro lo spreco a casa come a scuola.