Qualsiasi ipotesi di commissariamento sulla vicenda riguardante il bacino acquifero del Gran Sasso nel parco nazionale d'Abruzzo, che rifornisce oltre 700.000 persone e che rischia l'inquinamento, "non può essere a scapito del rispetto della normativa posta a difesa dell'ambiente e della salute umana". E' una delle condizioni indicate dall'Osservatorio indipendente sull'acqua del Gran Sasso (promosso da alcune associazioni ambientaliste) in vista della possibilità che venga presentato un emendamento all'articolo 4 del decreto 'Sblocca cantieri' per la nomina di un commissario straordinario che si occupi del rischio inquinamento. "La messa in sicurezza" delle gallerie autostradali dell'A24 e dei laboratori sotterranei dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) - è stato spiegato in una conferenza stampa al Senato - "questa volta deve essere completa e definitiva" rendendoli "impermeabili rispetto all'acquifero". Per rendere "veramente sicuro l'approvvigionamento d'acqua dal Gran Sasso", trattandosi di "opere nazionali, che interessano lo Stato" per lo Stato si deve far carico di questa "esigenza. Si tratta di almeno 170 milioni di euro".
Le associazioni che hanno costituito l'Osservatorio (Wwf, Legambiente, Mountain Wilderness, Arci, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d'Italia - Gadit, Fiab, Cai e Italia Nostra) chiedono anche "azione e trasparenza", una gestione che "assicuri informazione e partecipazione, un controllo civico sistematico", ma hanno rilevato che sono aspetti che "mal si conciliano con una gestione commissariale", che comunque deve accelerare gli interventi. Hanno aggiunto che "va evitato il modello del commissariamento del 2003 quando calò su tutta la vicenda il più assoluto silenzio".
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Le richieste dell'Osservatorio sono state presentate in una conferenza stampa lunedì 13 maggio.
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