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Dimostrare come le persone detenute che lavorano per cooperative sociali dentro agli istituti penitenziari abbiano molte più opportunità di reinserirsi nella società dopo la pena: è questo l’obiettivo di uno studio condotto da Fondazione Zancan, Compagnia di San Paolo, Fondazione Con Il Sud e Fondazione Cariparo con il patrocinio del Ministero della Giustizia, con lo scopo di valutare l’impatto sociale del lavoro in carcere. Lo studio ha coinvolto oltre 300 detenuti in tre istituti penitenziari italiani (Torino, Siracusa e Padova) e mette al centro i benefici dell’attività lavorativa, soprattutto presso cooperative sociali, nel percorso di rieducazione e reinserimento sociale dei detenuti.

Il risultato è che favorire il lavoro in carcere, oltre ad azzerare o quasi la recidiva una volta scontata la pena, può donare una seconda vita e maggiore dignità per i detenuti ed avrebbe benefici per tutti, anche per lo Stato. Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Giustizia in carcere lavora solo il 34% dei 56mila detenuti attuali e le persone che non accedono a percorsi trattamentali individualizzati e rimangono senza un lavoro ritornano a delinquere nel 70% dei casi. Con grandi costi economici e sociali per lo Stato. Leggi di più

Valentina Ceccarelli

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