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Quello che è successo a Giulio Regeni, il giovane ricercatore torturato e ucciso a Il Cairo nel 2016, “non è un affare di famiglia”, e "un Paese che non riesce a fare giustizia su quello che è successo diventa un Paese che non dà sicurezza ai propri cittadini”: queste le parole dei genitori di Giulio che continuano a chiedere verità e giustizia per quanto accaduto. Il processo non è ancora iniziato a causa di vizi procedimentali, nonostante siano trascorsi già 7 lunghi anni, ma qualcosa sembra muoversi a livello giudiziario: infatti, la premier Giorgia Meloni e il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, saranno sentiti il prossimo 3 aprile dal Gup di Roma nell'ambito della vicenda per riferire in merito alla disponibilità a collaborare con le autorità italiane espressa dal Presidente egiziano Al Sisi nelle scorse settimane.

Tale richiesta di ascolto era stata avanzata proprio dal legale della famiglia Regeni per capire come potrebbero tradursi in fatti le garanzie e le rassicurazioni avute da parte del Governo egiziano. Senza dimenticare che Giulio è stato sequestrato, torturato e ucciso volontariamente. Approfondisci

 

Valentina Ceccarelli

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