Spazi ristretti, bagni fatiscenti, camere senza finestre, scarse condizioni igienico-sanitarie: sono solo alcune delle criticità fotografate da La Repubblica nel CARA di Bari, la struttura di accoglienza per persone migranti che dovrebbe poter contenere fino a ottocento ospiti. Di fatto, più di 1300 persone si trovano ristrette nella struttura dove nei giorni scorsi è scoppiata una rivolta dopo la morte di un ospite e che già in passato era stato sotto la lente di ingrandimento per le condizioni inumane e degradanti.
Ufficialmente, si tratta di una struttura di prima accoglienza tesa a ospitare i richiedenti asilo nella fase immediatamente successiva al loro ingresso sul territorio italiano, fino alla registrazione della domanda di asilo, ma la permanenza nel Centro non è, di fatto, transitoria: totalmente sconnesso (e distante) dal tessuto cittadino, il Cara di Bari appare come l’ennesimo ghetto “informale” in cui si registrano violazioni dei diritti delle persone ospitate.