Un’edizione speciale quella dell’Earth Day 2020 che festeggia i suoi 50 anni e che nella particolare situazione in atto può divenire occasione di riflessione anche per il futuro.
Acquista sempre più forza infatti la correlazione geografica fra le zone più colpite dal coronavirus e quelle maggiormente inquinate. A cominciare da Wuhan in Cina per arrivare alla Pianura Padana, alla regione di Parigi o a quella di Madrid o Barcellona. È quindi naturale pensare a qualche tipo di influenza dell’inquinamento atmosferico sulla propagazione dell’epidemia.
Qualche settimana fa, uno studio di alcuni ricercatori delle università di Bologna e Bari aveva prodotto un position paper per la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) che notava questa correlazione riferita soprattutto al particolato atmosferico PM2.5 e PM10. Più recentemente un gruppo dell’Università di Harvard ha reso noto i risultati di una ricerca fatta su 3.000 contee degli Stati Uniti che raccolgono il 98% della loro popolazione. La ricerca è stata sottoposta per la pubblicazione al New England Journal of Medicine, ma è stata pubblicata nella versione non referenziata da MedrXiv ed è stata illustrata in un’intervista del responsabile del gruppo (Francesca Dominici) alla Harvard Magazine. Approfondisci su www.huffingtonpost.it e www.lifegate.it