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Si è chiusa il 10 gennaio la consultazione avviata dall'Autorità di Regolazione dei Trasporti, a cui Cittadinanzattiva ha partecipato inviando le proprie osservazioni in tema di contenuto minimo degli specifici diritti, anche di natura risarcitoria, che i passegger,i in possesso di titoli di viaggio prepagati per spostamenti ripetuti tra determinate città e con validità temporalmente definita, ivi compresi gli abbonamenti, possono esigere nei confronti dei gestori dei servizi ferroviari ad Alta Velocità. 

La posizione di Cittadinanzattiva in tema di mobilità
Cittadinanzattiva parte dal presupposto che lo sviluppo di servizi di trasporto efficienti è fondamentale non solo per l’economia ma anche e principalmente per la coesione territoriale e sociale del nostro Paese.
Come si legge nel libro verde “Verso una nuova cultura della mobilità urbana” la città costituisce l’habitat della maggior parte dei cittadini ed essi hanno diritto alla migliore qualità della vita possibile.
È profonda convinzione di Cittadinanzattiva che il sistema dei trasporti e della mobilità vada reso sostenibile da un punto di vista:

  • sociale, contemplando modalità di spostamento che si dimostrano accessibili e praticabili da parte delle persone diversamente abili o a mobilità ridotta, prevedendo scelte alternative per la mobilità e contribuendo a risolvere la congestione del traffico, nonché a migliorare la tutela di chi viaggia;
  • ambientale, riducendo emissioni inquinanti e rumore. In proposito ricorda l’obiettivo fissato dalla Commissione europea di ridurre per il 2050 i livelli di emissione di CO2 del 60% rispetto al 1990 solo per il comparto dei trasporti;
  • economico, in termini di costi e tariffe da dover sostenere da parte dei cittadini.

Entrando nel merito della “questione” dell’alta velocità, a partire da giugno 2015, in questo segmento “a libero mercato” dei trasporti si è acceso un faro sulla necessità di una riflessione circa i confini del diritto al profitto, da parte di un’ azienda che opera seguendo logiche di libero mercato, e il diritto alla mobilità di cittadini che grazie al progresso della tecnica, reso possibile (almeno per la dotazione infrastrutturale) dal contributo pubblico, possono imprimere una direzione diversa alla propria vita.
Dalla sua introduzione l’alta velocità ha contribuito notevolmente alla crescita del Paese, facilitando la circolazione delle persone e, aspetto principale, aiutando la conciliazione della vita lavorativa con quella familiare. Ogni giorno numerosi lavoratori si riversano da una città all’altra contribuendo alla creazione di una unica comunità territoriale lavorativa, con enormi benefici per l’economia del Paese.
Da tempo ormai si registra un trend positivo nella predilezione dell’utilizzo del treno rispetto al mezzo privato, come emerge anche dall’analisi di mercato fornita dalla stessa Autorità, nei percorsi quotidiani per i quali, grazie alla linea dell’alta velocità, è stata creata un’alternativa praticabile.
Si sottolinea come ciò sia importante e in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni che l’Italia e l’Europa hanno nel percorso “verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050”   –   COM(2011)112 (-60% rispetto il 1990 entro il 2050).
Di recente, a seguito di un richiamo da parte dell’Agenzia per la sicurezza, seguito a diverse denunce da parte di pendolari e associazioni, è stata proibita la possibilità di viaggiare in piedi sui treni Alta velocità, per evitare che situazioni di sovraffollamento cronico potessero mettere a rischio la sicurezza dei passeggeri. Da qui, la decisione di introdurre la prenotazione obbligatoria del posto con la conseguente riduzione della capienza di ciascun vagone. Due i risultati di ciò, dal punto di visto del consumatore:

  • l’impossibilità di utilizzare il servizio di trasporto da parte di migliaia di pendolari (le tratte più a rischio sono quelle che collegano Torino e Milano, Bologna e Milano, Firenze e Bologna e anche Napoli e Roma) nel momento in cui termineranno le proroghe fino ad ora concesse circa la comminazione della sanzione in caso di mancata prenotazione;
  • l’innesco di quelle dinamiche di mercato che ad una domanda eccedente contrappongono un aumento del prezzo dell’offerta.

D’altro canto, le motivazioni più frequenti addotte dai gestori sono state: nessuna disponibilità di tracce per inserire nuove coppie di treni, scarsa convenienza economica riscontrata nell’incremento del servizio, servizio confuso dai passeggeri con il trasporto regionale (sottoposto a obbligo di servizio pubblico e tra l’altro, da anni sottoposto a tagli e soppressioni di treni).
Sul fronte opposto si collocano i cittadini ai quali per anni è stato consentito di usufruire di questo servizio, anche se in condizioni di preoccupante sovraffollamento, e che adesso rischiano di veder sacrificato sull’altare del libero mercato il loro diritto alla mobilità.

Ci preme sottolineare che la situazione rischia di avere un impatto non solo sui pendolari che ne sono protagonisti ma, in un’ottica di multi modalità e interoperabilità dei mezzi di trasporto, questi disagi impattano anche sul livello di congestione delle città, nel momento in cui si dovesse ritornare all’utilizzo di un mezzo privato, ipotesi paventata in più casi. Quindi più cittadini ad intasare le strade non solo di collegamento, ma anche dei centri urbani, con notevoli conseguenze sulla qualità della vita, e in totale controtendenza con quanto richiesto dai cittadini stessi, ovvero multi modalità e possibilità di scegliere come comporre il proprio viaggio.


Leggi il documento completo con le osservazioni di Cittadinanzattiva.

Claudia Ciriello

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