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Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il decreto di riforma dell’ordinamento penitenziario, dopo un iter iniziato ben tre anni fa, nel 2015. Il decreto suscita non poche perplessità e segna una rottura rispetto al lavoro ed alle riflessioni avviate con i tavoli degli Stati Generali dell’esecuzione penale, soprattutto in ordine a due questioni cruciali che riguardano le misure alternative alla detenzione e l’attivazione della giustizia riparativa, bocciate dalla odierna riforma.

A suo tempo, sotto la passata legislatura, la riforma del Ministro Orlando era stata catalogata come “svuota carceri” o “salva ladri”: ora è chiara la mutata volontà politica del Governo a cui il decreto sembra adeguarsi senza riserve, con la scelta volta a non facilitare l’accesso alle misure alternative. Approfondisci

Valentina Ceccarelli

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