La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si è pronunciata sui ricorsi promossi dai cittadini tarantini nel 2013 e nel 2015, poi accorpati, presentati contro lo Stato Italiano ritenuto responsabile di non aver garantito la tutela dell’ambiente e della salute. La pronuncia della Corte rappresenta un passo fondamentale per rimuovere le condotte politico istituzionali lesive dei diritti dei cittadini, condotte che hanno consentito il perpetuarsi di un evidente inquinamento che ha violato i fondamentali diritti umani, primo fra tutti il diritto alla vita. A parere della CEDU, le azioni intraprese dai governi che hanno, per decreto, voluto la continuità produttiva dell’Ilva non hanno tenuto in debita considerazione i diritti dei cittadini esposti all’inquinamento e quelli dei lavoratori della fabbrica.
La sentenza impone quindi una seria riflessione sul quadro normativo attualmente vigente in Italia; tuttavia la decisione, che stabilisce un risarcimento economico alle vittime, non ha riconosciuto alcun risarcimento per il danno morale subito.