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La popolazione detenuta continua a crescere, aumentano le evasioni, mentre il Governo prende una posizione netta contro la recente sentenza della Corte di Strasburgo che considera l’ergastolo ostativo una misura disumana e degradante. In questo scenario, si è tenuta a Milano l’assemblea nazionale dei Garanti delle persone private della libertà nominati dalle Regioni e dagli Enti locali, nel corso della quale si è ribadita la “necessità di una inversione di rotta rispetto al passato e ad un inquietante presente”.

Una inversione di rotta nel senso dei principi costituzionali e del carcere come extrema ratio, per favorire l’effettiva tutela dei diritti delle persone detenute che, secondo la Costituzione e le norme internazionali, non possono essere compressi oltre quanto strettamente necessario alla privazione della libertà. Non solo: è necessario lavorare per mettere in atto azioni positive volte al reinserimento sociale ed alla rieducazione, riaprendo le porte al carcere della speranza, alle alternative e a una giustizia dei diritti. I Garanti territoriali si impegneranno su questa strada, in raccordo con il Garante nazionale, sollecitando le Regioni e gli Enti locali a fare fino in fondo la loro parte nella tutela della salute e nella promozione di opportunità di reinserimento attraverso l’istruzione, la formazione professionale, l’avviamento al lavoro e il sostegno sociale, riprendendo il lavoro degli Stati generali dell’esecuzione penale su alcuni punti fondamentali della vita in carcere e delle sue alternative. Continua a leggere l’articolo su www.fuoriluogo.it

Valentina Ceccarelli

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