L'Istituto Superiore di Sanità lo scorso 21 ottobre ha pubblicato il documento su diagnosi, stratificazione del rischio e continuità assistenziale delle fratture da fragilità, le prime Linea guida nell'ambito delle fratture da fragilità del nostro Paese e tra le prime al mondo, realizzate dall'Università di Milano Bicocca in collaborazione con un' alleanza multidisciplinare e multiprofessionale, con il coinvolgimento di società scientifiche e associazioni civiche, tra cui Cittadinanzattiva.
Si tratta di un sistema integrato di raccomandazioni, sviluppate in modo sistematico su una specifica patologia, finalizzate ad assistere i medici nella gestione più appropriata in situazioni cliniche (best practice) con gli obiettivi di: avere un’attività clinica più omogenea; ridurre la variabilità dei comportamenti e rafforzare l’attività assistenziale e riabilitativa.
E proprio questo è stato il primo obiettivo delle Linee guida: arrivare alla creazione di un codice univoco denominato ICD-9 che consente, da oggi, di associare a una determinata patologia ossea la causa delle fratture da fragilità.
Il secondo obiettivo è avere un trattamento univoco per diagnosi, terapia e gestione del paziente nella fase post-operatoria.
Gli obiettivi delle Linee guida riprendono in buona parte quelli contenuti nel PDTA per la gestione della persona con frattura da fragilità ossea realizzato da Cittadinanzattiva nel 2019 con l’intento di agire sull’appropriatezza degli interventi, sia di tipo terapeutico, sia di tipo assistenziale, riorganizzando e rendendo omogeneo l’impatto clinico, organizzativo ed economico, in modo da contribuire a incrementare ampliare e, soprattutto, migliorare la presa in carico del paziente con fragilità ossea, grazie ad un codice identificativo, e la continuità delle cure e, rendere il Servizio Sanitario Nazionale più sostenibile attraverso una razionalizzazione dell'offerta e l'eliminazione delle disuguaglianze alle cure che vivono i cittadini sul territorio nazionale.