Il cibo è di buona qualità, la pulizia è adeguata, ma gli ambienti sono troppo rumorosi e non proprio accoglienti. Troppo poco diffuse le indagini sulla qualità percepita dagli studenti e l’unico strumento di partecipazione e controllo a disposizione delle scuole, ossia le Commissioni mensa, restano, ad oggi, poco presenti e inascoltate. Due bimbi su tre amano mangiare a scuola, ma solo uno su dieci dice di finire tutto quello che viene servito.
Dal punto di vista strutturale, inoltre, le mense non brillano: più di una su tre non ha impianti antiincendio ed elettrici adeguati, una su dieci è fatiscente, una su cinque non è abbastanza spaziosa, solo la metà risulta accogliente e ben arredata. Senza tralasciare che quasi una scuola su quattro è del tutto priva di un locale mensa…
Sulle tariffe poi emergono notevoli discrepanze fra Nord e Sud del Paese e, in generale, una media annua di 700 euro a famiglia, poco meno di 80 euro mensili, non appare sostenibile per molti nuclei familiari. Emilia Romagna la regione più cara (con oltre 1000€ l’anno), Calabria la più economica (500€).
Tutte questioni, dalla percezione della qualità al costo della mensa scolastica, che finora sembrano rimaste inascoltate scatenando proteste, spesso anche estreme come quelle che hanno portato alla ormai nota vicenda del “pasto da casa”.
Sono alcuni dei dati e dei punti di vista emersi oggi nell’ambito dell’evento “Mensa a scuola: costi, qualità e…nuove prospettive?” promosso da Cittadinanzattiva
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