Un’azione che sconvolge perché organizzata con l’intento di “dare una lezione” indiscriminata e ingiustificabile ai detenuti che, qualche giorno prima, nella fase iniziale dell’emergenza sanitaria, avevano osato protestare perché volevano avere garantito il diritto alla salute, oltre che per la sospensione delle visite, a seguito di un caso di positività al covid-19.
“È fondamentale ed è interesse di tutti i cittadini che si faccia completa chiarezza sui fatti e che ogni responsabilità venga accertata; anche per questo valuteremo la nostra costituzione di parte civile nel processo che si avvierà”, dichiara Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti – Cittadinanzattiva.
“Il processo penale farà il suo corso e ne attenderemo gli esiti; è innegabile tuttavia che la vicenda in sé, nell’immediato, debba essere stigmatizzata senza compromessi e senza bisogno di alcuna ulteriore precisazione”, continua Liberto. “Di fronte a quanto accaduto, risultano infatti stridenti e dannosi, oltre che insopportabili per la loro strumentalità, i tentativi di minimizzazione e le generiche dichiarazioni di solidarietà nei confronti della polizia penitenziaria; decisive e corrette, invece, ci appaiono le parole della Ministra Cartabia che ha definito la vicenda come un tradimento della Costituzione ed un’offesa “alla dignità della persona dei detenuti anche a quella della divisa che ogni donna e uomo della polizia penitenziaria deve portare con onore”.
La terribile vicenda del carcere di Santa Maria Capua Vetere e le denunce di ulteriori violenze commesse nello stesso periodo in altri istituti di pena, fanno riemergere la questione carcere che va affrontata nella sua complessità, come luogo dove non può essere ammessa la sospensione dei diritti più elementari, in assoluta contraddizione con i precetti costituzionali sulla funzione della pena. “A fronte di ciò crediamo che sia prioritario lavorare sulla formazione del personale penitenziario; chiediamo inoltre che, nella riforma della giustizia di cui si discute in questi giorni, si riapra un dibattito - che coinvolga anche le organizzazioni della società civile - sulla costruzione di un sistema penale e penitenziario fondato sui dettami della Costituzione e sul rispetto dei diritti fondamentali della persona, nonché orientato a dare risposte che valorizzino le alternative alla detenzione ed i percorsi di giustizia riparativa”.