Cittadinanzattiva su manovra correttiva: dalle decisioni di tagliare i costi di politica e amministrazioni si scoprirà chi bluffa sulle spalle dei cittadini.
Otre 10 miliardi di Euro dalla riduzione della spesa improduttiva
Dalle decisioni di tagliare i costi della politica e delle amministrazioni si scoprirà chi in Parlamento bluffa sulle spalle dei cittadini. Se politica di rigore deve essere questa dovrebbe riguardare principalmente i costi della politica e dell’amministrazione, ma su questo tema sembra sceso nuovamente il silenzio. In molti casi si tratta di risorse che - sottratte alla cura dei beni comuni - alimentano una spesa improduttiva per i cittadini e utile solo alle “caste”.
Nella giornata in cui scadono i termini per presentare gli emendamenti alla manovra bis al Senato, Cittadinanzattiva interviene in tema di manovra correttiva.
Dopo l’allarme rosso dei primi di agosto - si legge in una nota dell’Associazione - il dibattito pubblico sulla manovra correttiva si sta concentrando sempre di più sulla voce entrate e sempre meno sulla riduzione della spesa improduttiva. Le misure in discussione sono per lo più “una tantum” mentre le forze politiche si dimostrano incapaci di osare riforme radicali e di proporre misure capaci di effetti non solo nel breve ma anche nel lungo periodo. Facile prevedere le ripercussioni sui bilanci familiari e sulla quantità e accessibilità dei servizi, su tutti quelli sociali e sanitari.
L’immediata levata di scudi dei dirigenti locali e nazionali sta di fatto spazzando via anche quelle pur blande proposte che andavano nella direzione di un ridimensionamento della spesa pubblica inefficiente e degli enti inutili, misure grazie alle quali si potrebbe combattere meglio clientelismo, inefficienza e corruzione.
A seguire quanto propone Cittadinanzattiva:
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Dalla liberalizzazione e dalla vendita delle partecipazioni pubbliche in alcune aziende - Eni, Enel, Poste, Ferrovie, Finmeccanica, Fintecna, Rai, Cassa depositi e prestiti - si otterrebbe, secondo studi noti, un risparmio di circa cinque miliardi l’anno.
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La stessa iniziativa potrebbe essere adottata per le aziende municipalizzate a livello locale, nel rispetto dei risultati del recente referendum popolare.
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Dall’abolizione delle province si ricaverebbero almeno tre miliardi di euro.
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Il dimezzamento dei costi dei cda delle partecipate, delle auto blu, degli enti intermedi e delle consulenze esterne può essere realizzato senza conseguenze sull’efficienza dell’amministrazione, e favorirebbe il recupero di almeno quattro miliardi. A partire dal Cnel, giù fino ai Bim (Bacini imbriferi montani) e alle Comunità montane, si parla di enti che nella gran parte dei casi hanno compiti di modesta rilevanza e più spesso servono per distribuire poltrone e piazzare migliaia di soggetti.
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Un risparmio importante potrebbe venire dalla riduzione del numero dei rappresentanti nelle assemblee legislative nazionali e regionali, e dei consigli comunali: solo dimezzando deputati e senatori si potrebbe recuperare almeno un miliardo.
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Introdurre un efficace sistema di incompatibilità con l’abolizione dei scandalosi doppi incarichi (e, dunque, doppi stipendi) che molti rappresentanti politici, dirigenti pubblici e magistrati ancora ricoprono, con dubbi sulla effettiva capacità di svolgere tutte le mansioni attribuite.