Cittadini attenti alla dieta sostenibile ed attivi contro lo spreco alimentare. Chiedono etichette più chiare ed informazioni pubblicitarie maggiormente verificabili.
Presentata oggi una Indagine di Cittadinanzattiva e Università Cattolica del Sacro Cuore.
“Fondamentale accrescere la motivazione e l’informazione per avere cittadini protagonisti nell’affermazione di una alimentazione sostenibile”.
Più di un cittadino su due afferma di seguire un’alimentazione sostenibile, che intende principalmente come attenta alla salute e all’ambiente, mentre fatica a ricondurre ad essa anche gli aspetti etici e sociali. Tuttavia quasi l’80% non conosce la corretta ripartizione calorica di una dieta bilanciata e il 10% non intende cambiare abitudini alimentari, anche se dannose.
In tema di spreco alimentare, la maggior parte si dichiara preoccupato per le implicazioni ambientali e sociali: il 50% presta attenzione alla riduzione degli scarti in ambito domestico, percentuale che sale al 56% tra i cittadini attivi (sulla base della conoscenza e partecipazione alle attività di Cittadinanzattiva, sono stati definiti tre cluster: cittadini attivi, mediamente coinvolti e disingaggiati). I comportamenti quotidiani adottati contro lo spreco riguardano in misura maggiore l’attenzione alle scadenze (63%) e l’acquisto calibrato (49%). Tuttavia, anche tra i soggetti più sensibili permane una bassa conoscenza su soluzioni emergenti, come gli alimenti “upcycled” - creati recuperando ingredienti o sottoprodotti considerati scarti e trasformandoli in nuovi alimenti di alta qualità - noti solo al 18% del campione (30% nel caso dei cittadini attivi).
La comunicazione rivolta ai consumatori gioca un ruolo cruciale: il 40% degli intervistati (61% nel caso dei cittadini attivi) dichiara di aver dubitato della veridicità delle affermazioni pubblicitarie relative alla sostenibilità o ai benefici salutistici dei prodotti alimentari. Particolarmente significativa la percezione che il consumatore ha rispetto al contributo e al ruolo che potrebbe giocare nell’ambito del sistema agroalimentare. Sebbene il 47% si percepisca ancora come attore passivo rispetto all’offerta di prodotti presenti sul mercato, oltre il 70% ritiene di poter incidere con le proprie scelte sull’offerta e sull’impatto ambientale del cibo e contribuire in modo determinante alla riduzione dello spreco alimentare.
Son questi alcuni dei dati e dei temi che emergono dall’indagine presentata oggi a Roma dal titolo “Nutrizione sostenibile e lotta agli sprechi”, realizzata da Cittadinanzattiva con la collaborazione scientifica dell’EngageMinds HUB dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’obiettivo del progetto è promuovere modelli di produzione e consumo sostenibili facendo leva sul cambiamento prima individuale e poi collettivo, evidenziando il valore aggiunto della partecipazione civica attiva e puntando ad aumentare la consapevolezza dei consumatori. Attraverso un questionario online, che ha coinvolto un campione composto complessivamente da 3.978 cittadini - di cui oltre 2.900 attivati tramite i canali fisici e digitali della rete di Cittadinanzattiva e poco più di 1.000 rappresentativi della popolazione italiana generale - sono state esplorate diverse variabili: interessi per la salute, preoccupazione ambientale, comportamenti alimentari, uso delle etichette, fiducia nella comunicazione pubblicitaria e percezione dell’efficacia dell’azione individuale.
Sul piano informativo, le etichette non svolgono un ruolo significativo in quanto solo il 20% degli intervistati dichiara di leggere molto frequentemente le informazioni riportate sulle confezioni degli alimenti durante la spesa (27% nel caso dei cittadini attivi). Chi non lo fa è perché lamenta difficoltà nel capirne il contenuto o impossibilità di leggerle a causa delle piccole dimensioni del carattere.
Importante nelle diverse fasi della filiera alimentare è il ruolo dei distributori nella lotta contro gli sprechi: la maggior parte dei consumatori ritiene che i distributori debbano adottare programmi di riduzione degli sprechi alimentari e donazioni (35%), fornire informazioni per ridurli (32%), supportare la raccolta di rifiuti con punti di raccolta (32%) e promuovere prodotti di qualità a impatto zero (32%).
<<I risultati della nostra indagine - dichiara Tiziana Toto, responsabile nazionale delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva - evidenziano che i cittadini più attivamente coinvolti hanno una maggiore consapevolezza dei temi trattati, un senso più sviluppato di responsabilità personale e una più marcata disponibilità ad adottare comportamenti virtuosi. Allo stesso modo, i dati mostrano un desiderio di protagonismo da parte dei consumatori e segnalano anche l’esigenza di poter migliorare l’efficacia dei loro comportamenti attraverso campagne specifiche. Per questo pensiamo che sia necessario investire in processi di sensibilizzazione, informazione e coinvolgimento civico. Se puntiamo ad un cambiamento sistemico, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030, le istituzioni, le imprese e le organizzazioni civiche hanno il compito comune di creare un contesto in cui il cittadino-consumatore sia non solo destinatario di messaggi, ma vero attore del cambiamento attraverso la partecipazione attiva>>.
<<La sostenibilità sta diventando per i consumatori italiani un criterio di scelta sempre più concreto. La maggioranza dei cittadini si interroga circa le ricadute delle sue scelte di consumo alimentare sull’ambiente, sulla salute e sul benessere animale e riporta l’aspettativa di ricevere maggiori informazioni per percepirsi sempre più efficace nelle proprie decisioni quotidiane. In particolare, le persone che scelgono di aderire ad iniziative di sensibilizzazione e di partecipazione attiva risultano più informate e consapevoli. Si tratta di segnali importanti che ci dicono di una popolazione sempre più critica e desiderosa di una collaborazione autentica con gli attori del sistema agro-alimentare al fine di contribuire ad una migliore sostenibilità complessiva della filiera>> – dichiara Guendalina Graffigna, Direttore di EngageMinds HUB
<<La sostenibilità richiede innovazione e l’innovazione richiede nuovi prodotti, processi e comportamenti. In molte filiere agroalimentari le aziende e le grandi catene di distribuzione si stanno muovendo nella giusta direzione per attuare i cambiamenti necessari. Cambiamenti che vanno comunicati ai consumatori in maniera adeguata per consentire loro di operare scelte consapevoli e valorizzare, con le proprie decisioni d’acquisto, chi si muove nella giusta direzione>> - dichiara Carlo Alberto Pratesi, Presidente EIIS - European Institute of Innovation for Sustainability e moderatore dell’evento.
Il Progetto “Nutrizione sostenibile e lotta agli sprechi” è realizzato da Cittadinanzattiva, in collaborazione con l’EngageMinds HUB dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e con il contributo non condizionato di Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile. Ulteriori informazioni sul progetto, l’indagine e l’abstract sono disponibili sul sito web di Cittadinanzattiva