Riforma della legge elettorale? Il referendum è un'occasione per accelerare di Teresa Petrangolini
Il discorso al Senato di Romano Prodi rimette finalmente al centro
del dibattito pubblico la modifica di una legge elettorale sciagurata e
ci convince ancora una volta della necessità di proseguire il nostro
impegno perché si tenga il referendum abrogativo l'anno prossimo. La
legge elettorale che verrebbe fuori dal risultato referendario, in caso
di vittoria dei sì, sarebbe in sintonia con le indicazioni del Premier.
Essa, infatti, garantirebbe ai cittadini "di poter scegliere non solo un partito, ma anche un programma, una coalizione, una proposta di Governo, un primo ministro". Lo sbocco finale del referendum è un sistema in cui sarebbero assicurati la stabilità all’azione di Governo, un ruolo forte e incisivo dell’opposizione e il diritto degli elettori di chiedere conto dei risultati conseguiti dall'esecutivo. Proprio per questi motivi, riteniamo - provocatoriamente - che il luogo "fisico" ideale per attuare la riforma sia esattamente il referendum e non una qualsiasi ennesima inutile commissione parlamentare.
E' sul terreno del referendum che i partiti dovrebbero cominciare a cercare l'ampia convergenza necessaria per le riforme richiesta prima dal Presidente della Repubblica e poi dal Presidente del Consiglio.
Mercoledì 28 si è tenuto l’incontro di costituzione del Comitato Romano per il referendum. Cittadinanzattiva è tra le organizzazioni promotrici. Con il primo e il secondo quesito si chiede l’abrogazione delle norme che riguardano il collegamento tra le liste, gli sbarramenti differenziati per l’accesso alla rappresentanza, il sistema di assegnazione dei seggi. Il terzo quesito propone l’eliminazione di uno dei risvolti più patologici della legge elettorale: la facoltà illimitata e generalizzata di candidature multiple.
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