Il Ministro Brunetta ha annunciato di voler promuovere la fase due del suo “piano industriale”: non più solo lotta ai fannulloni e agli assenteisti, ma premi per i bravi e valutazione del merito. Tra i bravi, i cui nomi sono stati pubblicati nel sito del Ministero ci sono andati a finire anche alcuni amici di Cittadinanzattiva, funzionari (come Maria Sasso dell’Assessorato alla trasparenza e alla cittadinanza attiva della Regione Puglia o Mauro Bonaretti, direttore del Comune di Reggio Emilia) ed enti, il più significativo dei quali è la Asl di Nuoro per aver fatto l’audit civico con noi.
Ma la fase due riguarda anche la valutazione ed è su questo tema che il Ministro si è voluto confrontare con Cittadinanzattiva.
L’idea, discussa in un incontro l’8 settembre scorso, è stata quella di inserire nell’attuale disegno di legge delega (la cosiddetta riforma Brunetta) e poi nei decreti attuativi, non solo la class action per la P.A. – strumento importante ma utilizzabile solo in casi specifici -, ma un sistema ordinario di valutazione della qualità del servizio e dei dirigenti da parte dei cittadini. E’ importante sottolineare che l’unico motivo che sta rendendo attuale e praticabile questa politica è rappresentato dal fatto che la valutazione civica già si fa da anni in vari settori, che c’è un Movimento, il nostro, che è depositario di un prezioso sapere tecnico e operativo e che ci sono cittadini in carne ed ossa che vi si impegnano.
Questa promessa di Brunetta, ripetuta anche in TV a “Matrix”, potrebbe non solo favorire la messa a sistema del lavoro già in corso sulla scuola, sui Comuni, sulla giustizia, sui servizi pubblici locali, oltreché sulla salute, ma consentirebbe anche al Ministro e soprattutto al paese di passare da una prima fase di denuncia sui mali dell’amministrazione pubblica alla costruzione di un rapporto nuovo tra cittadini e P.A. fondato sull’ascolto, il riscontro e il rendiconto, e la partecipazione dei diretti interessati.
Teresa petrangolini
Segretario generale di Cittadinanzattiva
Lo stralcio di dialogo che segue è stato tratto dalla puntata di Matrix del03/09/2008
Massimo Giannini, Vice Segretario de “La Repubblica”
Io penso che la battaglia contro i fannulloni sia sacrosanta e penso anche che aldilà di qualche eccesso, naturalmente di tipo mediatico, anche l’uso di una certa terminologia aspra possa esser servito come deterrente. Avviata questa sacrosanta battaglia lei, Ministro (Brunetta), parla di fase due. Ma quando sento parlare di fase due, qualunque governo governi, mi preoccupò un po’, perché ci siamo abituati a verificare che dopo la fase uno, che quasi sempre viene salutata con favore, come ad esempio per Bersani che quando fece il suo primo decreto, anche in quell’occasione l’opinione pubblica era tutta favorevole e c’era una corrente di consenso anche politica quasi sorprendente. Ora, Ministro, mi pare che si stia verificando la stessa cosa anche per i suoi provvedimenti, ma la lenzualata di Bersani sappiamo come è finita. Adesso la fase due di cui lei parla, io credo che se affidata al legittimo sacrosanto conflitto di interessi tra Pubblica Amministrazione e il cittadino che riceve il servizio scadente credo che colga soltanto una minima parte del problema. Soprattutto perché questo problema ricade su un sistema giurisdizionale italiano che è notoriamente pletorico, inefficiente , peggio quasi della P.A. della quale stiamo parlando ed in questo c’è la mia delusione. Ci affidiamo ai tribunali per risolvere questo problema? Io temo che non sia una soluzione percorribile
Brunetta, Ministro della PA
Allora: Non funziona! Non c’è il mercato, i dirigenti non hanno il controllo e lo stimolo, si auto valutano tutti bene, i lavoratori non vengono premiati, non vengono puniti, il sindacato co-gestisce, la politica peggio.. Io mi sono rifiutato di direche non c’è nulla da fare, avrei potuto fare come i miei predecessori, bravissimi, grandi leggi: le Bassanini: perfette, le Giannini: perfette, Fratini: perfette, Nicolais…tutto perfetto e non cambiava assolutamente niente: Io ho cercato, anche con qualche rischio, di rompere questo sistema di grandi costruzioni di cattedrali normative salvo poi che i cittadini clienti erano insoddisfatti. Forse ha ragione lei, Direttore (Giannini), forse non funzionerà però io credo che rivolgermi al mercato, ai cittadini, quegli stessi cittadini che mi danno il consenso, che mi dicono di andare avanti, perché la stragrande maggioranza mi dice di proseguire su questa strada, io cerco e non solo mediaticamente la loro cittadinanza attiva. Dico questo termine perché non è un termine a caso. Cittadinanzattiva è il nome di un movimento, Teresa Petrangolini, che lavora dentro gli ospedali, dentro luoghi difficili e Cittadinanzattiva vuol dire cercare di reagire in maniera civile rispetto ai cattivi funzionamenti. Controllare dal basso non basta. Ci vuole un sistema di premi, un sistema di punizioni, ci vogliono regole più trasparenti, ci vuole trasparenza.