Perché, nonostante i reiterati tentativi - ultimo quello del Ministro Brunetta - è così difficile e controverso riformare la Pubblica Amministrazione? Dagli anni '90 di leggi e di provvedimenti ne abbiamo visti tanti: basta ricordare il lavoro di Cassese, la Direttiva Ciampi, parte delle leggi Bassanini. Autocertificazione, trasparenza degli atti amministrativi, customer satisfaction, responsabilità dei dirigenti, le carte dei servizi, i premi di produttività, conferenze annuali dei servizi aperte al pubblico, ufficio per le relazioni con il pubblico. I cittadini italiani si augurano, e noi con loro, che il nuovo Ministro riesca nel suo difficile intento di far funzionare la Pubblica Amministrazione, ma, dopo molte illusioni e delusioni, ci domandiamo se basti quanto messo in campo da Brunetta, o se al contrario non sia necessario rompere la autoreferenzialità di questo settore così importante della vita pubblica.
Che cosa significa esattamente questo? Vuol dire ricordarsi ogni giorno che senza l'aiuto dei cittadini utenti e quindi senza "aprire" la P.A. all'esterno qualsiasi riforma verrà risucchiata. E' abbastanza negativo vedere come già in questi giorni il dibattito si sia ridotto ad uno scontro tra Brunetta e i sindacati, nonostante i proclami della prima ora circa la centralità degli utenti dei servizi. Si tratta di un dibattito che per come è fatto e per gli interessi dei dialoganti non può che estremizzare i toni: i fannulloni da una parte e gli statali insoddisfatti dall'altra. E tutto si chiude qui. Le proposte, le idee e le volontà di quei cittadini che sperano in questa benedetta apertura delle porte, restano sullo sfondo, non fanno parte del gioco. Eppure, il terzo attore, il cittadino, sarebbe quantomai utile in questo momento, soprattutto per non guardare solo dentro e riportare al centro l'interesse generale.
Ci sono vari modi per rompere l'autoreferenzialità. Una delle più importanti è la già citata trasparenza, che non è uno scandalo, né deve diventare un fatto occasionale o uno scoop, ma un modo per dare soddisfazione ad un diritto, quello all'informazione del cittadino utente. Trasparenza su stipendi, consulenze, appalti, bilanci, atti, procedure di accesso ai servizi, contratti di servizio, e chi più ne ha più ne metta. Ma uno strumento altrettanto importante è la valutazione, sia della qualità del servizio che della produttività degli addetti. Sono certamente importanti le varie forme di valutazione interna, il cosiddetto "internal audit", che se si realizzassero veramente ovunque cambierebbero molte cose. La vera novità che però Brunetta dovrebbe introdurre per cambiare veramente le cose è quella della valutazione dei cittadini. Per farlo non servono nuove leggi o basterebbe un comma in quelle già in discussione. In settori come il servizio sanitario è già stato introdotto da anni l'audit civico, con i cittadini volontari che si prestano, previo addestramento, a misurare la qualità del servizio e che poi si siedono attorno ad un tavolo per concordare con l'amministrazione competente i cambiamenti da apportare sulla base delle risultanze delle indagini. Già sono in corso, con la stessa Funzione Pubblica, gruppi di lavoro misti, funzionari e cittadini, per allargare questo sistema alla Scuola, nei Comuni e nella Giustizia. Tutto però dipende dalla centralità che si intende dare a queste novità: si tratta di esperimenti da lasciare un po' in sordina o sono la vera strada per il futuro, in modo tale che ogni amministrazione debba fare i conti con queste valutazioni per collocare o rimuovere il personale, per allocare risorse e budget? Se ci si misurasse con questa concretezza, anche i sindacati si troverebbero a fare i conti con il punto di vista dei cittadini e confrontarsi con i fatti.
Ci sono poi i nuclei di valutazione, quelli che dovrebbero assegnare i premi di produttività ai dirigenti. Sappiamo tutti di quanto appiattito sia questo sistema e quanti scambi di favori ruotino attorno agli incentivi. Ma allora, invece di ridurre i premi, misura quantomai odiosa perché elimina la possibilità di giudizio, facciamo funzionare bene la valutazione, come sostiene il prof. Ichino. Una proposta? Brunetta, metta un rappresentante esterno, proveniente dal mondo dell'attivismo civico, in ogni nucleo, vedrà che chi deve essere premiato lo sarà a scapito di chi ha deciso di smettere di lavorare il giorno stesso in cui ha trovato l'impiego pubblico. Anche per fare questo non servono nuove leggi, ma solo un po' di coraggio.
Insomma, l'unico modo per non subire l'ennesimo disincanto di un riforma non riforma e per non alimentare la rabbia di cittadini già molto "provati" è dare a quest'ultimi la possibilità di agire e di fare, in modo pacifico ed ordinario, la propria parte di guardiani della qualità della P.A.
26 agosto 2008
Teresa Petrangolini
Segretario generale di Cittadinanzattiva
Tratto dall'editoriale di "Libero" del 21/08/2008
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