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Editoriali

punto_04_06_2010Gentile Presidente del Consiglio,

Le scrivo a seguito delle prime notizie riportate dalla stampa e relative alla manovra finanziaria per il 2011. Mentre attendiamo di leggere con attenzione il testo ufficiale - firmato oggi dal Presidente della Repubblica - per formulare commenti più approfonditi, desideriamo segnalare la nostra preoccupazione per la parte delle misure relativa alla Pubblica amministrazione.

Potremmo riassumere la nostra posizione di cittadini utenti dei servizi con uno slogan: Si ai sacrifici da parte dei dirigenti pubblici con alti stipendi, no al taglio dei fondi per i sistemi valutazione e di premialità nella Pubblica Amministrazione.

Le ragioni che inducono il Governo a proporre il blocco degli stipendi pubblici possono essere condivisibili, anche dal punto di vista dei cittadini. La PA è da anni percepita dalla popolazione come un luogo in cui si mescolano inefficienze e privilegi, in molti casi addirittura un ostacolo allo sviluppo civile ed economico. Da una parte, servizi inadeguati alle esigenze di un paese moderno e ai bisogni dei cittadini. Dall'altra, stipendi non commisurati ai risultati ottenuti e alla qualità effettiva dell'azione amministrativa. Come emerge dalle segnalazioni dei cittadini ai nostri servizi e dai monitoraggi condotti dai nostri volontari nelle strutture pubbliche, il quadro di inefficienze e disservizi si completa con la percezione dilagante di uno spreco di denaro pubblico che chiede giustizia.

Ecco perché il taglio – seppur minimo - degli stipendi dei funzionari pubblici e, in generale, il tentativo di abbattere i costi dell'amministrazione e di ridurne gli sprechi ci sembrano - almeno in linea di principio - condivisibili. Così come non ci meraviglia che a protestare siano prima di tutto gli esponenti di categorie iperprotette, soprattutto oggi che molti italiani rischiano il posto di lavoro o sono costretti da tempo a ridurre il proprio tenore di vita a causa della diminuzione e della perdita di potere d'acquisto dei propri stipendi.

Uno dei difetti della nostra pubblica amministrazione, dunque, è che gli aumenti si danno a tutti, a chi li merita e a chi no, nonostante si scriva il contrario nelle leggi e negli accordi sindacali. Proprio per questo, però, i tagli indifferenziati possono avere effetti altrettanto negativi. Non tanto perché si chiedano sacrifici a categorie che sono già abbondantemente protette. Ma per il rischio di mettere una pietra tombale sull'unica importante riforma che questo governo ha portato a termine: quella dell'amministrazione pubblica. La riforma – che prende il nome dal ministro Brunetta – è certamente migliorabile ed è in via di completamento. Ma contiene alcune basi necessarie per aprire le amministrazioni alla trasparenza, al merito e alla valutazione delle performance da parte dei cittadini. Se però viene a mancare un oculato e mirato investimento questo tentativo fallirà e si ripeterà la triste vicenda delle riforme del passato. Basti ricordare l'art.2 comma 461 della Legge Finanziaria 2008 che ha introdotto la valutazione civica dei servizi pubblici locali, ma che è rimasta sostanzialmente sulla carta se si esclude l'impegno dei cittadini che cercano di animare le realtà territoriali.

Proprio il tema della valutazione civica dell'azione amministrativa e delle performance dei dirigenti pubblici è, dal nostro osservatorio privilegiato, la sfida cruciale per il settore pubblico. Il nostro impegno in questa direzione non mancherà, ma se il Governo da Lei presieduto dovesse fare un passo indietro dovremo registrare l'ennesima occasione perduta per lo sviluppo del nostro paese.

Un saluto cordiale,
Teresa Petrangolini

Redazione Online

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