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Editoriali

punto_18_06_09Lavora di più chi siede all'opposizione, mentre gli esponenti della maggioranza si scoprono presenzialisti al momento di votare. Tra i gruppi parlamentari, in assoluto il più attivo è l'IdV, tanto alla Camera che al Senato: nei lavori delle commissioni, in aula e nella redazione di proposte di legge intervengono più dei colleghi di opposizione del Pd. I "fannulloni"? Su tutti, il deputato Denis Verdini del PdL e il collega di partito, senatore Marcello Pera.

E ancora: tra i parlamentari impegnati nella compagine di Governo, Maurizio Balocchi della Lega ha il record di assenze ingiustificate alle votazioni. Le donne s'impegnano molto di più e volano ai primi posti: Angela Napoli (PdL) e Donatella Poretti (PD) sono le più attive alla Camera e al Senato.

Questi alcuni dei dati che emergono dal I° Rapporto "Camere aperte", dell'Osservatorio Civico sul Parlamento Italiano realizzato da tre associazioni, Cittadinanzattiva, Controllo Cittadino e Openpolis e presentato lo scorso 16 giugno a Roma.

Senza entrare nel merito dell'operato del Legislatore, il Rapporto misura la "quantità" dell'attività parlamentare di ciascun rappresentante del popolo nel primo anno della XVI Legislatura (Aprile-Maggio 2008/Aprile-Maggio 2009), analizzandone il coinvolgimento nei processi legislativi (es. primo firmatario Ddl, mozione, interpellanza, risoluzione, odg, etc.) e la presenza alle votazioni elettroniche in aula.

Parlamentari iperattivi e "fannulloni": Angela Napoli, eletta in Calabria nelle liste del PdL, è la deputata più attiva, al pari della senatrice Donatella Poretti, eletta per il PD in Puglia: entrambe ricevono un 10 nei loro indici di attività. Alla Camera la Napoli è seguita da Rita Bernardini (PD, eletta in Sicilia) e Gabriella Carlucci (PdL, Puglia), mentre al Senato, dietro la Poretti troviamo Elio Lannutti (IdV, Veneto) e Rosario Giorgio Costa (PdL, Puglia). Tra i meno attivi, invece, il deputato Denis Verdini, tra i coordinatori del PdL ed eletto in Toscana, che ha ricevuto uno 0,09, e il senatore del PdL Marcello Pera, ex presidente del Senato eletto nel Lazio, con lo 0,18. Il podio dei "fannulloni" è completato da Niccolò Ghedini (PdL, Veneto) e Massimo D'Alema (PD, Puglia) per la Camera dei deputati, e da Beppe Pisanu (PdL, Sardegna) e Marcello Dell'Utri (PdL, Lombardia) per il Senato. In generale, solo il 2,6% dei Parlamentari italiani raggiunge un indice di attività sufficiente, cioè pari o superiore a 6: la media è 2,3.

Poche ma buone: le donne sono decisamente più attive e presenti degli uomini. Tra i deputati, le donne hanno un indice di attività medio di 2,7, mentre gli uomini si attestano più in basso (2,2). Al Senato la differenza è ancora più marcata: vincono le donne 3 a 2.

Nelle presenze alle votazioni, le differenze tra i sessi si assottigliano. Alla Camera, le donne sono risultate presenti nell'82% dei casi a fronte di una presenza dei colleghi dell'80%; situazione simile al Senato: donne presenti nell'85% delle votazioni, uomini 82%.

Lavori parlamentari: come detto, sono i deputati dell'Italia dei Valori i più attivi tra tutti i gruppi presenti alla Camera dei Deputati. Su una scala da 0 a 10, la loro media di attività si attesta al 3,57. I deputati del Partito Democratico, con 2,65 sono al terzo posto, superati di poco dai colleghi della Lega (2,67). I parlamentari del PdL risultano i meno attivi in assoluto, con un indice di attività di 2,01. Meglio di loro, anche i colleghi dell'UDC (2,47) e del gruppo misto (2,3). L'attivismo dei rappresentanti dell'IdV è ancora più marcato al Senato, dove ottengono un indice di attività di 4,9. Seguono il gruppo dell'UDC-SVP (2,79), PD (2,7), Lega (1,73) e PdL (1,68).

Voto in aula: a conferma della differenza dei ruoli tra opposizione e maggioranza, il quadro cambia radicalmente quando si analizzano le presenze in aula durante le votazioni, con i partiti di governo che risultano i più presenti: alla Camera, i deputati della Lega sono stati presenti nell'86% delle votazioni, quelli del PdL nell'83%. Al terzo posto i deputati del PD (81%) seguiti da Udc (75%), IdV (70%) e gruppo misto (61%). Il quadro non cambia al Senato, con i senatori della Lega presenti nel 93% dei casi. Al secondo posto i senatori del PdL (86%) seguiti da PD (82%), IdV (72%) e UdC (54%, valore influenzato dalla presenza di alcuni senatori a vita iscritti al gruppo).

Il Governo nel Paese dei Balocchi: tra i membri del Governo, Maurizio Balocchi (eletto in Liguria) è il parlamentare che, con il 37% di assenze al voto non giustificate da missioni istituzionali, primeggia per assenteismo. Lo seguono Elio Vito (PdL, Toscana) con il 32% di assenze ingiustificate, e Paolo Romani (PdL, Lombardia) con il 27%. Tra i più assidui in aula, invece, Nicola Cosentino del PdL (eletto in Campania) con il 69% di presenze al voto, e il collega di partito Giacomo Caliendo (eletto in Lombardia) con il 56% di presenze.

Regione che vai, parlamentare che trovi: analizzando l'indice di attività e le presenze dei parlamentari in base ai collegi elettorali di riferimento emerge che i deputati che rappresentano la regione Molise sono, in media, i più attivi, con un indice di attività di 3,9. Segue il Friuli-Venezia Giulia (3,4), Calabria (2,8), Emilia Romagna (2,7) e Trentino Alto Adige (2,7). I meno attivi, invece, sono i deputati di Campania (1,9), Abruzzo (1,9), Liguria (1,5) e Valle D'Aosta (1,4). In proporzione, fanno meglio anche i deputati che rappresentano i collegi esteri: Europa (3,2), Americhe (2,1).

Simile la situazione nel caso dei senatori: i più attivi si trovano in Molise ed Emilia Romagna (3,1 ciascuno) e in Toscana (2,9), mentre i meno attivi rappresentano la Liguria (2), l'Abruzzo (1,9), la Campania (1,9) e le Marche (1,7).

Il quadro delle presenze alle votazioni offre, ancora una volta, uno scenario quasi opposto rispetto a quello dell'indice di attività. I deputati più presenti sono quelli di Valle D'Aosta (98%), Umbria (91%), Basilicata (86%) e Liguria (84%), mentre i meno presenti alle votazioni sono proprio i deputati del Molise (66%). Poco meglio vanno in Trentino Alto Adige (78%), Puglia (77%) e Lazio (76%). Da parte loro, i senatori più presenti alle votazioni sono quelli di Friuli-Venezia Giulia (94%), Calabria e Molise (91% ciascuno), mentre al fondo troviamo i senatori di Lazio (80%), Sicilia (76%) e Abruzzo (70%).

Il ruolo del Parlamento: il Rapporto evidenzia ulteriori spunti di riflessione, come la quasi assoluta assenza di iniziativa legislativa autonoma delle Camere e del voto su leggi di iniziativa popolare. In questo primo anno di legislatura, infatti, il Parlamento si è occupato quasi totalmente di tradurre in legge le iniziative del Governo: ben 61 leggi sulle 68 approvate (90%). Ancora più chiaro il raffronto delle percentuali relative ai Ddl divenuti legge sulla base dei soggetti che li hanno proposti: quelli presentati dal popolo, dalle Regioni e dal CNEL totalizzano, pari merito, lo 0%; i dati sottolineano con forza che le proposte avanzate da Regioni (21) e cittadini (12) non sono mai state prese in considerazione, e che di fatto manchino forme di garanzia tali da permettere anche a queste proposte di venire discusse in Parlamento, così come previsto dalla nostra Costituzione.

Inoltre, in questo quadro, risultano di fatto limitati anche altri importantissimi poteri riservati al Parlamento, oltre a quello legislativo: vale a dire la vigilanza e il controllo nei confronti dell'operato del Governo.

Il commento: Antonio Gaudioso, vicesegretario di Cittadinanzattiva: "E' la prima volta che i cittadini accendono un faro sui lavori del Parlamento basato su dati incontrovertibili e pubblici. E' fondamentale infatti che siano gli stessi cittadini ad assumersi la responsabilità di verificare le attività delle nostre istituzioni. Lascia sconfortati che il 90% dei provvedimenti approvati nel primo anno sia di iniziativa governativa. In realtà, il Parlamento dovrebbe svolgere una funzione di indirizzo nei confronti del Governo e non viceversa, in una ottica di collaborazione istituzionale. Queste funzioni di cooperazione possono avvenire solo se il Parlamento esprime una propria autorevolezza. E questo avviene quando esiste un rapporto diretto tra lettore ed eletto. Quando manca questo rapporto, come nel caso in cui non si possono esprimere preferenze o avere un ruolo sulla scelta dei candidati, il cittadino si trova solo a poter ratificare una scelta fatta da altri, così come per lo stesso Parlamento. Non è un caso che nessuna delle proposte di legge avanzate da Regioni e cittadini non siano neanche state prese in considerazione. Un primo passo per cambiare le cose è rappresentato dal prossimo appuntamento referendario".

Vittorio Alvino, Openpolis: "Oggi possiamo usare anche internet per cambiare la cultura e il modo di fare politica. Informazioni sinora solo formalmente pubbliche ma di fatto inaccessibili possono essere raggiunte e facilmente fruite in modo trasparente.

Lorenzo Fioramonti, Controllo Cittadino: "L'Osservatorio Civico dimostra che tutti i cittadini, a prescindere dalle loro competenze ed interessi, possono finalmente controllare le istituzioni italiane. Questo lavora comincia con il Parlamento, ma deve trasmettersi anche alle Regioni, Province e Comuni, per inaugurare una nuova stagione di partecipazione civica".

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Redazione Online

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