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Editoriali

punto_10_06_09In queste settimane stiamo assistendo, come spesso accade nel nostro paese, ad un confronto "sottotraccia" su un tema che interessa tutti i cittadini, come quello dell'accesso ai servizi televisivi. Parlo non a caso di "servizi televisivi", visto che mi riferisco al confronto tra Rai e Sky sul rinnovo del contratto che permette alla Tv pubblica di essere presente sulla piattaforma Sky.

Riepilogo brevemente la situazione. Nelle scorse settimane, Sky ha offerto alla Rai circa 350 milioni di euro per il rinnovo del contratto pluriennale. La Rai non ha risposto ed ha mandato dei segnali che andavano nella direzione di una probabile rottura dell'accordo, con una possibile decisione di investire su una propria piattaforma satellitare.

A questo punto, ci sono sorte alcune domande e siamo intervenuti pubblicamente chiedendo conto di alcune scelte che, direttamente o indirettamente, toccano tutti noi in quanto abbonati (obbligati) del servizio pubblico.

Innanzitutto, per creare una nuova piattaforma satellitare, con una ragionevole possibilità di competere con Sky, la Rai avrebbe bisogno di poter investire centinaia di milioni di euro. Dove li trova un ente pubblico che ogni anno fatica a chiudere in pareggio i propri bilanci?

La seconda domanda è: se ai soldi per questi investimenti, si aggiungono i 350 milioni di euro offerti da SKY a cui l'ente pubblico, non si raggiunge una cifra difficilmente sostenibile per tutti noi cittadini/contribuenti/abbonati?

La terza questione è: se il partner per lo sviluppo della piattaforma satellitare alternativa sarà Mediaset, come sembra, allora perché non è Mediaset a lasciare Sky e ad investire nella piattaforma, invece di lasciare l'onere ed il rischio solo all'ente pubblico?

La quarta questione è: è logico, dal punto di vista imprenditoriale e di Antitrust, che la Rai si allei con il suo maggior concorrente, ossia Mediaset, per i servizi "in chiaro"?

La quinta domanda è: visto che siamo bombardati quotidianamente dall'innovazione del digitale terrestre, non avrebbe più senso investire al massimo le risorse, le poche disponibili, su questa nuova tecnologia che sta entrando per legge nelle case di tutti gli italiani, piuttosto che investire su una piattaforma satellitare concorrente di Sky?

La domanda successiva appare logica: chi pagherà il conto di tutto questo? Purtroppo la risposta è sin troppo ovvia, tutti noi cittadini.

 

Quello che chiediamo, in questo come in altri casi, è un po' di trasparenza. Il servizio pubblico, per definizione, dovrebbe essere una casa di vetro. Un posto in cui tutti noi possiamo sentirci un po' a casa, in cui abbiamo la possibilità di valutare scelte che, direttamente o indirettamente, toccano la qualità dei servizi offerti al cittadino.

La vicenda è ancora aperta ed il rischio che avvertiamo è che, come spesso accade, su questioni del genere non vi sia alcun dibattito pubblico, complice la "stanchezza" post elettorale o le vacanze incombenti.

Proveremo a vigilare affinché vi sia la massima informazione su questa vicenda e, possibilmente, un minimo di dibattito pubblico. Come ben sappiamo, quando si parla di televisioni nel nostro paese, parole come serenità e confronto non sono all'ordine del giorno, ma forse le organizzazioni di cittadini ci sono anche per provare a garantirle.

Antonio Gaudioso
Vice segretario vicario di Cittadinanzattiva

Redazione Online

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