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Oltre 3 milioni di persone in Italia soffrono di disturbi del comportamento alimentare, con un’incidenza drammatica nelle fasce giovanili: il 58% ha tra i 13 e i 25 anni, il 7% è addirittura sotto i 12 (dati raccolti da Heatlhyfood srl, MyCIA, Dishcovery, Carta d’Identità Alimentare). E ogni anno, quasi 4.000 adolescenti e pre-adolescenti perdono la vita a causa di queste patologie. Sono dati che raccontano di un’emergenza sotto gli occhi di tutti. Senza dimenticare che nei Paesi occidentali, le food allergy diagnosticate interessano fino al 10% dei bambini con un aumento progressivo consolidato da decenni, adulti inclusi.

Tutto questo comporta più anafilassi, più accessi in ospedale, più necessità di strategie preventive (come etichettature sempre più sofisticate, in cui non più si descrivono gli ingredienti, ma anche ciò che non c’è o potrebbe esserci, come traccia residuale).
Educare alla salute alimentare non è solo una questione di nutrizione, ma di giustizia sociale, di equità, di futuro. Dare ai bambini e ai ragazzi strumenti concreti per capire come mangiare, come scegliere, come rispettare il proprio corpo e quello degli altri significa metterli nella condizione di vivere meglio, più a lungo e in modo più sostenibile. E partire dall’inclusione di un percorso di educazione alimentare a scuola – anche grazie a strumenti come la Carta d’Identità Alimentare – può aiutare a sensibilizzare, prevenire e gestire queste condizioni, supportando studenti, insegnanti e famiglie.

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Fabio Cruccu

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