La Cassazione ha depositato le motivazioni relative all’udienza dello scorso 26 febbraio, che si è conclusa con l’annullamento con rinvio del divieto di dimora a Riace, in Calabria, per il Sindaco Domenico “Mimmo” Lucano, sospeso dalla sua carica. Lucano era stato arrestato e poi scarcerato a ottobre scorso nell’ambito di un’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Sono due i procedimenti nei suoi confronti, che viaggiano su binari diversi. La Cassazione, nello specifico, è stata consultata riguardo il provvedimento che da mesi permette a Lucano di stare in tutta Italia tranne che nella “sua” Riace, mentre a Locri è iniziata l’udienza preliminare che dovrà stabilire se ci sono elementi a sufficienza per mandare il Sindaco e altri 29 indagati a giudizio.
Le parole della Cassazione però hanno un peso: per i giudici infatti, le prove non esistono o sono deboli e non ci sono indizi di comportamenti fraudolenti posti in essere da Lucano, come non sono provate neanche le “opacità” che avrebbero caratterizzato la sua azione. Una decisione che dunque peserà sulla prosecuzione del procedimento e che demolisce l’impianto accusatorio che contro di lui è stato messo insieme dalla procura di Locri, processo che al momento è fermo con la richiesta di rinvio a giudizio. Mimmo Lucano era diventato un simbolo in tutta Italia e la cittadina calabrese di Riace un modello di accoglienza e gestione dei migranti particolarmente virtuoso.