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diritti umani

Si è prorogato in maniera automatica il Memorandum d’intesa Italia-Libia sui migranti (c.d. MoU) stipulato dal Governo italiano con il Governo di Tripoli il 2 febbraio 2017. Nei giorni precedenti il tacito rinnovo, le organizzazioni della società civile e alcuni esponenti del mondo giornalistico avevano sollevato un piccolo polverone, per ricordare al Ministro degli Esteri i terribili fatti accaduti in questi due anni, una lista infinita di criticità e violazioni che avrebbero dovuto innescare un dibattito politico ben più ampio di quello sulla manovra finanziaria.

Tratta di esseri umani, torture, violenze sessuali, stupri e abusi di ogni tipo: due anni di orribili violazioni dei diritti umani e di continuative denunce documentate dalle Nazioni Unite e perpetrate nei centri di detenzione libici, il tutto all’interno di strutture finanziate anche dal Governo italiano. Già nel 2017 l’Onu aveva puntato il dito contro la guardia costiera libica, denunciandone il coinvolgimento in “gravi violazioni dei diritti umani”; altrettanto note erano le condizioni dei centri di detenzione presenti nel paese, che sempre nel 2017 l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti Umani aveva definito “un oltraggio alla coscienza dell’umanità”.

Insomma, gli elementi non mancano certo per mettere il tema dei rapporti con la Libia la centro del dibattito politico ed il pressing delle ultime settimane ha quantomeno costretto il Ministro degli Esteri a fare qualcosa: ecco allora l’idea di richiedere la riunione della commissione congiunta dei due Paesi prevista dall’articolo 7 del MoU per arrivare ad alcune modifiche. Una nota è partita in fretta e furia da Roma e ora si attende la risposta di Tripoli. L’Italia chiede un sostanziale miglioramento delle condizioni dei campi di detenzione libici impropriamente definiti centri di accoglienza nel Memorandum e di rafforzare la presenza nei centri di organismi internazionali. Leggi di più

Valentina Ceccarelli

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