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Approfondimenti

Gli attuali modelli di consumo alimentare sono insostenibili sia dal punto di vista della salute sia dal punto di vista ambientale. In Europa l’assunzione media di energia e il consumo medio di carni rosse, zuccheri, sale e grassi continuano ad eccedere i livelli raccomandati, mentre il consumo di cereali integrali, frutta e verdura, legumi e frutta secca è insufficiente. Nel complesso i regimi alimentari europei non sono in linea con le raccomandazioni nutrizionali nazionali. Questo è quanto si legge nella comunicazione della Commissione europea “Dal produttore al consumatore”.

Se i regimi alimentari fossero invece conformi alle raccomandazioni, l’impronta ambientale dei sistemi alimentari sarebbe notevolmente ridotta e sarebbero più contenuti anche i costi sociali legati alla salute.

Questa “insostenibilità” è stata tradotta in termini di costi nascosti nell’ultimo rapporto FAO Lo Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura 2024. Il rapporto racconta che la produzione di cibo e, più in generale, i sistemi agroalimentari mondiali sono responsabili di una serie di costi nascosti per un importo complessivo di 12.000 miliardi di dollari l’anno. Si tratta di costi che non trovano evidenza nel prezzo di vendita, e che quindi non vengono pagati dal singolo consumatore quando acquista, ma che ricadono sulla collettività in generale. Essi derivano, ad esempio, dall’adozione di abitudini alimentari poco salutari (costi legati alla salute), dal degrado ambientale (costi legati all’impatto ambientale di pratiche agricole non sostenibili) e dalle diseguaglianze sociali (povertà e malnutrizione).

Tutti gli attori del sistema agroalimentare hanno specifici ruoli e responsabilità che possono esercitare per ridurre i costi nascosti del nostro cibo. Tra questi, il consumatore può svolgere un ruolo strategico: adottando un comportamento di scelta e di consumo critico e consapevole, può dare una forte spinta per ri-orientare l’attuale sistema in chiave sostenibile.

Secondo questa prospettiva il consumatore può:

  • riflettere sul rapporto tra costo reale del cibo e prezzo esposto alla vendita;
  • prediligere prodotti provenienti da filiere a basso impatto ambientale e socialmente responsabili, stimolando una riorganizzazione del sistema in tale direzione;
  • contribuire a ridurre direttamente l’impatto di un prodotto alimentare sia nel modo in cui lo consuma, adottando pratiche sicure e riducendo gli sprechi, che a fine vita, ad esempio nel modo di riutilizzare gli avanzi e smaltire i rifiuti (organici e del confezionamento);
  • può decidere dove fare i propri acquisti;
  • può influenzare le persone della sua rete sociale fornendo un esempio da seguire.

 

Ogni cittadino, ogni giorno, può decidere di dare il proprio contributo seguendo scelte alimentari che contribuiscano a ridurre il divario tra prezzo di vendita e costo reale del cibo che acquista.

Per rendere ciò possibile, è necessario che il consumatore sia adeguatamente informato in modo da poter esercitare il proprio potere in maniera consapevole e praticare e diffondere una nutrizione sostenibile per sé stesso, per l’ambiente e per la società che lo circonda.

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Cinzia Pollio

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